La sindrome di donna Prassede

Le due relazioni fondamentali.   Riprendiamo alcuni concetti già espressi in un precedente scritto. Differenziamo le relazioni in: relazione inter pares e relazione superiore/subordinato. Membri di relazioni inter pares sono i docenti, gli alunni, ecc. Membri di relazione superiore/subordinati sono medico/pazienti, docente/alunni, ecc. Nella figura 1) è illustrata la relazione inter pares tra gli alunni e la relazione superiore/subordinato docente/alunni.

I due sistemi cognitivi degli individui. Ipotizziamo due sistemi neurali funzionali ai comportamenti sociali: sistema responsivo e sistema costrittivo. Il primo fa leva sulla libertà/senso di responsabilità; il secondo si basa sulla coazione/punizione. Il sistema responsivo richiede comportamenti liberi e responsabili. Il sistema costrittivo richiede comportamenti rispettosi delle leggi, cioè di obblighi e divieti. I due sistemi agiscono insieme quando è presente un obiettivo comune. Fissato l’obiettivo di limitare gli infortuni sul lavoro, il datore di lavoro attiva il proprio sistema costrittivo, attenendosi alle disposizioni di legge e attiva il proprio sistema responsivo, agendo con senso di responsabilità

Le tre tipologie di relazione superiore/subordinato.   La relazione superiore/subordinato va inquadrata nel modello concernente i due sistemi cognitivi degli individui, cioè il sistema costrittivo e il sistema responsivo. Il superiore si prefigge alcuni obiettivi e interagisce col subordinato affinché anche quest’ultimo si prefigga gli stessi obiettivi. Per esempio il dirigente scolastico si prefigge l’obiettivo di istruire/educare gli alunni. Egli fa leva sui due sistemi cognitivi del docente.  Quando impone ai docenti obblighi e divieti fa leva sul loro sistema costrittivo. Quando, per conseguire l’obiettivo prefissato, li lascia liberi di agire secondo la loro professionalità, fa leva sul loro senso di responsabilità.

L’interazione superiore/subordinato si può ripartire in tre tipologie, secondo il sistema cognitivo che è utilizzato. Abbiamo:

  1. la relazione di educazione o educativa;
  2. la relazione servo/padrone;
  3. la relazione di fiducia o fiduciaria.

Nella relazione educativa, il superiore fissa l’obiettivo e fa leva su ambedue i sistemi cognitivi del subordinato. Agisce, quindi sia sul piano costrittivo, sia sul piano responsivo.  Impone costrizioni, cioè obblighi e divieti con relativa punizione e nello stesso tempo elargisce raccomandazioni e consigli.  Nella relazione servo/padrone, il padrone stabilisce l’obiettivo e fa leva sul solo sistema costrittivo del servo. Impone costrizioni, cioè obblighi e divieti con relativa punizione. Il padrone non elargisce consigli e non perde tempo a discutere col servo, ma pretende un’obbedienza cieca. Se il servo non si attiene agli ordini del padrone, è punito. Nella relazione fiduciaria, il superiore stabilisce l’obiettivo e fa leva sul solo sistema responsivo del subordinato. Il superiore agisce soltanto sul piano del convincimento. Cerca di persuadere il subordinato ad agire per il conseguimento dell’obiettivo prefissato. Nelle figure 2), 3) e 4) sono illustrate le tre relazioni superiore/subordinato: relazione servo/padrone, relazione fiduciaria, relazione educativa.

La sindrome di donna Prassede.  Le figure 3), 4) e 5) concernono le interrelazioni superiore/subordinato. Esse si instaurano quando tra le persone intercorrono rapporti gerarchici. Accade spesso che soggetti che intrattengono relazioni alla pari con altri individui tendono a mettersi in una posizione di superiorità. In un precedente scritto abbiamo parlato della sindrome di Prebiseév. Chi è affetto da tale sindrome impartisce ordini e divieti a persone, che sono con lui in un rapporto alla pari. Si comporta, insomma, come un padrone con i suoi servi, senza averne titolo e ruolo.

Presibeév si pone in un atteggiamento di superiorità lungo il canale del sistema costrittivo.  Può accadere che alcuni, nelle interrelazioni alla pari, si pongano in un atteggiamento di superiorità lungo il canale del sistema responsivo. In questa circostanza, queste persone agiscono da superiori dando consigli, suggerimenti, ecc. Siamo in presenza di una sindrome analoga alla precedente che definiamo “sindrome di donna Prassede”.

Donna Prassede è un personaggio dei Promessi sposi di A. Manzoni. Lei vive assieme al marito don Ferrante in una casa a Milano e presso questa famiglia trova rifugio Lucia, dopo la sua liberazione da parte dell’Innominato. Lei ha cinque figlie, tre monache e due maritate. Con loro, con i loro familiari e con le suore del convento, donna Prassede assume lo stesso atteggiamento di superiorità.

Presupposto esperienziale e presupposto morale.  Presibeév si riteneva superiore ai muziki perché aveva studiato, mentre questi ultimi erano analfabeti. Analizziamo quali sono le idee di donna Prassede, per le quali lei si ritiene superiore al prossimo. Manzoni la descrive così: “… Era donna Prassede una vecchia gentildonna molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il più degno che l’uomo possa esercitare, ma che pur troppo può anche guastare, come tutti gli altri. Per fare il bene, bisogna conoscerlo; e, al pari di ogni altra cosa, non possiamo conoscerlo che in mezzo alle nostre passioni, per mezzo dei nostri giudizi, con le nostre idee”. Di idee Donna Prassede ne aveva poche idee a cui era molto affezionata. Molte di queste idee erano storte. “… Le accadeva quindi o di proporsi per bene ciò che non lo fosse, o di prendere per mezzi, cose che potessero piuttosto far riuscire dalla parte opposta.… Fin da quando aveva sentito la prima volta parlar di Lucia, s’era subito persuasa che una giovane la quale aveva potuto promettersi a un poco di buono, a un sedizioso, a uno scampaforca insomma (Renzo), qualche magagna, qualche pecca nascosta la doveva avere….Teneva essa per certo che tutte le sciagure di Lucia erano una punizione del cielo per la sua amicizia con quel poco di buono e un avviso per far che se ne staccasse affatto e stante questo, si proponeva di cooperare a così buon fine. Donna Prassede, quindi, è convinta che il cielo ha fatto soffrire Lucia a fin di bene, affinché si staccasse dal malandrino Renzo. Anche lei si adopera per lo stesso buon fine: far sì che Lucia dimentichi Renzo. L’idea di fondo di donna Prassede è quindi quella che il suo obiettivo nei confronti di Lucia sia lo stesso obiettivo del cielo. E’ convinta di agire assecondando la volontà divina. Possiamo supporre che le idee di Donna Prassede nei confronti dei suoi familiari siano analoghe a quelle nei confronti di Lucia. Lei agisce con la convinzione che i suoi obiettivi siano giusti in quanto assecondano la volontà divina.

Analizziamo le differenti idee di Presibeév e donna Prassede, da cui fanno discendere la loro superiorità nei confronti del prossimo. La  superiorità di donna Prassede è morale; la superiorità di Presibeév e culturale e di formazione. Presibeév per conseguire questa superiorità ha dovuto studiare, applicarsi, lavorare. Donna Prassede riceve questa superiorità direttamente dal cielo. Presibeév aveva una propria cultura e una propria esperienza che lo mettevano in situazione di superiorità nei confronti dei muziki. A donna Prassede questa cultura e questa esperienza manca. La superiorità nei confronti degli altri, si origina, quindi, da due presupposti diversi. Si tratta del “presupposto esperienziale” e del “presupposto morale”. Il presupposto esperienziale fa discendere la superiorità dalla cultura, dall’applicazione, dall’esperienza; il presupposto morale fa discendere la superiorità da un valore morale che si dà all’obiettivo. L’obiettivo che si prefigge donna Prassede è moralmente superiore perché segue il disegno divino.

I rapporti tra donna Prassede e i familiari. Anche tra persone di pari livello, tra cui intercorre una relazione inter pares, accade frequentemente che, in alcuni ambiti sociali, si generi una relazione superiore/subordinato. Chi ha più esperienza in un settore della vita pubblica o privata tende a dare consigli a chi è meno esperto e quest’ultimo accetta questi consigli, proprio perché riconosce la superiorità del suo interlocutore. Il presupposto esperienziale, quindi, è alla base delle relazioni inter pares che in alcuni ambiti diventano relazioni superiore/subordinato. Donna Prassede, però, fa discendere la sua superiorità dal volere divino, non da una sua maggiore esperienza. Sulla base di questa sua idea, lei si pone in un atteggiamento di superiorità con tutti. I suoi consigli e i suoi suggerimenti, non supportati da una maggiore esperienza, risultano sempre fastidiosi. Scrive Manzoni: “… Donna Prassede aveva anche cinque figlie. Tre erano monache, due maritate; e donna Prassede si trovava naturalmente ad avere tre monasteri e due case cui soprintendere: impresa vasta e complicata, e tanto più faticosa, che due mariti spalleggiati da padri, da madri, da fratelli, e tre badesse, fiancheggiate da altre dignità e da molte monache, non volevano accettare la sua soprintendenza. Era una guerra, anzi cinque guerre coperte, gentili fino a un certo segno, ma vive e senza tregua: era in tutti quei luoghi un’attenzione continua a scansare ogni sua premura, a chiudere l’adito ai suoi pareri, a eludere le sue richieste, a far sì che fosse al buio, più che si poteva, d’ogni affare.”

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