La funzione educativa

Come già illustrato nel precedente scritto, l’istituzione scolastica nasce con la funzione nobile di concorrere al progresso materiale e spirituale della società. La funzione nobile della scuola si snoda lungo due canali di formazione del cittadino. Il primo canale concerne le conoscenze supportate dalle abilità cognitive; il secondo canale concerne l’educazione a interagire con il prossimo, nel rispetto delle leggi e di valori condivisi. Questi due canali di formazione concorrono a preparare ingegneri bravi, medici competenti, validi insegnanti, ecc.

In questo secondo scritto poniamo la nostra attenzione sul secondo canale di formazione del cittadino, cioè quello concernente l’educazione a interagire con il prossimo, nel rispetto delle leggi e di valori condivisi.

Differenziamo le relazioni in due tipologie. Una è la relazione inter pares, l’altra è la relazione superiore/subordinato. La relazione inter pares concerne persone che hanno lo stesso ruolo. La relazione superiore/subordinato concerne individui con ruoli diversi. In ambito scolastico, gli alunni hanno lo stesso ruolo e interagiscono l’uno con l’altro come pari; docente e alunno hanno ruoli diversi ed interagiscono tra di loro come superiore/subordinato.

Il processo educativo di formazione degli alunni consiste nella capacità di saper interagire con i propri compagni (inter pares) e con i superiori, nel rispetto di regole condivise. In questo processo di formazione, il ruolo dell’insegnante è molto importante. Egli detta le regole, le rispetta ed ha l’onere e l’onore di farle rispettare.

Per interiorizzare le regole, l’alunno deve innanzitutto condividerle e sentirle giuste. E’ compito del docente far capire che la classe è una comunità che si fonda su regole. La tutela della comunità classe si può realizzare se, e soltanto se, tutti i suoi membri rispettano alcune regole di base. Le regole giuste sono quelle che rendono la comunità coesa. Chi non rispetta queste regole agisce contro la comunità e tende alla sua disgregazione. L’alunno, nel suo processo di formazione educativa, deve sentire giusto che il docente possa punire chi non rispetta le regole. Questo senso di giustizia si accompagna col rispetto nei confronti del docente che ha questo potere.

Gli alunni sono contenti che sia proprio il docente a svolgere questa funzione. L’insegnante, infatti, interagisce con ciascuno di loro continuamente. L’interrelazione alunno/alunno e alunno/insegnante si snoda in un continuum temporale; i rapporti si saldano, si perfezionano nello stare insieme. Solo l’insegnante, che li conosce a fondo, può agire con giustizia nel far rispettare le regole. Solo l’insegnante può correggere comportamenti inopportuni e appianare contrasti tra gli alunni stessi.

Tra il docente e ciascun singolo alunno si apre un canale di comunicazione che nutre l’animo. Attraverso questo canale, l’animo dell’alunno acquisisce valori. Attraverso questo canale l’alunno impara l’autocontrollo, impara a convivere con i compagni nel rispetto reciproco.

Purtroppo, l’ideologia dei diritti umani, posta a fondamento della costituzione ha obbligato il legislatore a mettere in secondo piano il ruolo di formazione educativa dei discenti. In primo piano, infatti, sono stati posti i diritti di ciascun alunno all’integrazione, all’istruzione, alla socializzazione. Le nuove disposizioni scolastiche, nate da questa ideologia, di fatto, impediscono qualsiasi punizione dell’alunno indisciplinato e nel contempo sviliscono il ruolo del docente, rendendolo succube del minore.

Supponiamo che un alunno chieda al docente di poter uscire. Mentre esce, butta a terra, con un rapido movimento della mano, astucci e quaderni dei due alunni seduti nel banco in prima fila. L’alunno si allontana e tutta la classe rimane in silenzio e attende la reazione del docente.

L’insegnante deve agire rispettando i dettami della Costituzione. L’articolo due dei Principi Fondamentali recita: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando, di fatto, la libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona.

L’insegnante deve essere consapevole che il comportamento inusuale del giovane è segno di difficoltà nei rapporti con il prossimo. Qualcosa impedisce il pieno sviluppo della persona. Obbligo costituzionale delle istituzioni e quindi del docente è di agire per rimuovere queste difficoltà, anche in considerazione del fatto che siamo alla presenza di un minore.

L’insegnante, inoltre sa che, come dipendente dello Stato, è direttamente responsabile, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti… (articolo ventotto dei RAPPORTI CIVILI.). I Principi Fondamentali della Costituzione e l’articolo ventotto dei Rapporti Civili della Costituzione sono chiari. Il docente deve focalizzare la sua attenzione sull’alunno; deve considerare che, se ha agito così, ha avuto un buon motivo. Il suo compito è di indagare, cercare di capire ed eventualmente di far intervenire un esperto di psicologia. Il minore non può essere punito. L’allontanamento dalla classe o un’eventuale sospensione lede, infatti, i suoi diritti (di socializzazione e integrazione). Il docente rischia una denuncia e una condanna penale.

I compagni si aspettano una punizione adeguata che non avviene. Quest’azione non punita lede il prestigio dell’insegnante e disgrega la comunità classe. I giovani imparano che le regole possono essere violate impunemente. Le parole dette in precedenza dal docente diventano vacue, false. Lungo il canale di comunicazione che lega il docente con ciascun alunno, cominciano a scorrere veleni. Attraverso questo canale, l’animo dell’alunno acquisisce disvalori.

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