Differenza tra preposizioni e avverbi di luogo

Questo scritto è un’introduzione all’analisi degli avverbi di luogo (e di tempo) e delle preposizioni. E’ più facile comprendere concetti analizzando analogie e differenze. Per questo motivo, in questo scritto introduttivo, ci soffermiamo sulle differenze tra la coppia di avverbi di luogo “dentro/fuori” e le preposizioni “in” e la coppia di avverbi “sopra/sotto” e la preposizione “su”.

Come abbiamo affermato nei precedenti scritti, i circuiti eraclitei codificano “grandezze”. Si tratta di “enti” costituiti da due spazi o due tempi, dei quali uno è delimitante, l’altro è delimitato. Lo spazio o il tempo delimitante è la faccia; lo spazio o il tempo delimitato è la grandezza di una dimensione superiore.

Lo spazio delimitato senza la faccia delimitante può fungere da legame tra due forme parmenidee. In questa circostanza, esso è designato linguisticamente con avverbi spaziali o temporali e con preposizioni.

Osserviamo la figura in basso. Si tratta di un cane (forma oggettuale parmenidea) nel bagagliaio (forma scenica parmenidea) di un’autovettura. Soffermiamoci sulla preposizione articolata “nel” che funge da legame spaziale tra il cane e il bagagliaio. Il bagagliaio, per il sistema eracliteo, è una grandezza scenica in cui una faccia bidimensionale (le pareti interne) delimita uno spazio tridimensionale (l’aria). Questo spazio tridimensionale è ciò che designiamo con la preposizione “in”. Questo spazio lega i due enti parmenidei.

Figura 1) Cane nel bagagliaio. L’interno del bagagliaio, per il sistema eracliteo, è una grandezza scenica formata da una faccia delimitante (le pareti) e da uno spazio volumetrico (l’aria ). La preposizione “in” indica lo spazio volumetrico dell’aria (del bagagliaio)

Osserviamo la figura in basso. Si tratta di un’autovettura “fiat punto”. Il sistema eracliteo può codificare due grandezze sceniche: l’interno e l’esterno dell’autovettura. La grandezza interna è formata da una faccia bidimensionale sostanziale che delimita l’aria (interna). La grandezza esterna è formata da una faccia bidimensionale sostanziale che delimita l’aria (esterna). Le due facce formano un piano che funge da legame spaziale tra l’aria interna e l’aria esterna. Questo piano non è designato linguisticamente ma supporta la relazione dentro/fuori. In questa relazione, “dentro” è uno spazio volumetrico dell’aria e “fuori” è un altro spazio volumetrico dell’aria.

Figura 2) Dentro/fuori l’autovettura. Le grandezze sceniche generate dal sistema eracliteo sono due. Una è l’aria interna (all’autovettura) delimitata dalle pareti interne; l’altra è l’aria esterna (all’autovettura) delimitata dalle pareti esterne. Le pareti interne ed esterne formano un piano a due facce delimitanti. Si tratta del piano bidimensionale dentro/fuori. Questo piano non è designato linguisticamente ma separa lo spazio volumetrico dentro l’autovettura dallo spazio volumetrico fuori l’autovettura.  

La preposizione “in” e l’avverbio “dentro” designano lo stesso spazio volumetrico, cioè l’aria interna all’autovettura e al bagagliaio. La differenza tra “in” e “dentro” consiste nel fatto che lo spazio designato da “dentro” nasce da una relazione (dentro/fuori), generata da un piano eracliteo, mentre lo spazio designato da “in” non si origina da una relazione eraclitea.

Osserviamo l’immagine in basso (figura 3). Si tratta di un gatto (forma oggettuale parmenidea) sul tetto (forma oggettuale parmenidea) di un’autovettura. Soffermiamoci sulla preposizione “su” che funge da legame spaziale tra il gatto e il tetto. Il tetto, per il sistema eracliteo, è una grandezza oggettuale in cui una faccia bidimensionale (superficie) delimita uno spazio tridimensionale (l’aria). Questo spazio tridimensionale è ciò che designiamo con la preposizione “su”. Questo spazio lega i due enti parmenidei: gatto e tetto.

Figura 3) Gatto sul tetto di un’autovettura. Il tetto dell’autovettura, per il sistema eracliteo, è una superficie (faccia) che delimita l’aria volumetrica soprastante. Questo spazio volumetrico è designato con la preposizione “su”. Il gatto occupa parte di questo spazio volumetrico.  

Osserviamo l’immagine in basso (figura 4). Si tratta di un gatto (forma oggettuale parmenidea) sopra il tetto (forma oggettuale parmenidea) di un’autovettura. Soffermiamoci sulla preposizione impropria (avverbiale) “sopra” che funge da legame spaziale tra il gatto e il tetto. Il tetto ha due superfici sostanziali una interna e una esterna. Queste due superfici formano un piano che non è designato linguisticamente. Esso supporta la relazione sopra/sotto. Il sistema eracliteo può codificare due grandezze sceniche concernenti il tetto: una “sopra” e una “sotto”. La grandezza “sotto” è formata da una faccia bidimensionale sostanziale che delimita l’aria (interna). La grandezza “sopra” è formata da una faccia bidimensionale sostanziale che delimita l’aria (esterna). Le due facce formano un piano che funge da legame spaziale tra l’aria interna e l’aria esterna. Questo piano non è designato linguisticamente ma supporta la relazione sopra/sotto. In questa relazione, “sotto” è uno spazio volumetrico dell’aria e “sopra” è un altro spazio volumetrico dell’aria.

Figura 4) Gatto sopra il tetto di un’autovettura. Il tetto dell’autovettura, per il sistema eracliteo, è un piano a due facce (superfici) delimitanti. Una faccia delimita l’aria interna; una faccia delimita l’aria esterna.  Il piano supporta la relazione sopra/sotto tra i due spazi volumetrici (delle arie). Il gatto occupa l’aria che sta sopra il tetto.  

La preposizione “su” e la preposizione impropria (avverbiale) “sopra” designano lo stesso spazio volumetrico, cioè l’aria esterna delimitata dal tetto. La differenza tra “su” e “sopra” consiste nel fatto che lo spazio designato da “sopra” nasce da una relazione (sopra/sotto), generata da un piano eracliteo, mentre lo spazio designato da “su” non si origina da una relazione eraclitea.

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