In alcuni scritti precedenti ci siamo soffermati sui due diversi obiettivi di fondo dello Statuto Albertino e della Costituzione repubblicana. Lo Statuto Albertino è stato la costituzionale della monarchia sabauda. In questa carta costituzionale era indicato l’obiettivo di fondo dei padri costituzionalisti e dei rappresentanti della comunità. Quest’obiettivo era l’avvenire glorioso della Nazione. I futuri governi, parlamenti, ministri, e giudici, ciascuno nelle proprie funzioni, dovevano agire avendo come obiettivo finale l’avvenire glorioso della Nazione.
La Costituzione repubblicana, redatta dopo la seconda guerra mondiale, prevede un diverso obiettivo di fondo. L’avvenire glorioso della Nazione è stato sostituito con il riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana. Ciò significa che governi, parlamenti, ministri e giudici, ciascuno nelle proprie funzioni, devono agire avendo come obiettivo finale il riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana.
Le molteplici comunità (nazione, regione, provincia, comune, scuola, sanità, famiglia, ecc.), quando vigeva lo Statuto Albertino, erano organizzate avendo come riferimento l’avvenire glorioso della Nazione. Consideriamo, per esempio, la famiglia. Lo Stato lasciava ai genitori il compito di educare i figli come meglio credessero. Chiedeva ai genitori soltanto questo: impegnarsi affinché i figli crescessero cittadini esemplari rispettosi delle leggi e delle istituzioni.
Un altro esempio può essere quello della scuola. La scuola era organizzata in cicli scolastici (elementari, medie, superiori, università). Per ciascun ciclo, erano previsti programmi di apprendimento. Alla fine del corso di studi universitari, gli studenti dovevano aver acquisito la preparazione che consentiva loro di essere bravi medici, eccellenti fisici, illustri scienziati, ecc.
Tutto l’ordinamento giuridico che regolava le comunità durante la monarchia, era strutturato in funzione dell’obiettivo fondamentale, cioè l’avvenire glorioso della Nazione. Con l’avvento della Costituzione repubblicana l’ordinamento giuridico delle comunità è stato adeguato al nuovo obiettivo di fondo, cioè il riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana. Si è legiferato e si continua a legiferare per garantire in ogni ambito sociale (nazionale e internazione) il riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana.
Durante la monarchia sabauda, l’impalcatura dei codici penale, civile e amministrativo era adeguata all’obiettivo fondamentale dello Statuto Albertino. In altre parole i codici penali, civili e amministrativi erano stati scritti per consentire l’avvenire glorioso della Nazione.
Le nuove leggi, funzionali al riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana, sono state inserite nell’impalcatura dei codici monarchici creando un guazzabuglio giuridico. All’interno dei codici penale, civile e amministrativo, infatti, vi sono sia leggi promulgate per l’avvenire glorioso della Nazione sia leggi promulgate per il riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana.
I due obiettivi di fondo (avvenire glorioso della Nazione e riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana), in contraddizione l’uno con l’altro, generano una sorta di schizofrenia giuridica che possiamo illustrare con alcuni esempi.
Soffermiamoci sul caso della nave “Diciotti”. Salvini, allora ministro degli Interni, impedisce l’attracco immediato della nave carica d’immigrati. Così facendo, agisce nell’interesse generale, cioè per l’avvenire glorioso della Nazione. Viene, però, incriminato per “sequestro di persona”. Egli, infatti, ha leso il diritto dei migranti a un porto sicuro. In altre parole, ha agito contro i diritti della persona umana sanciti dalla Costituzione Repubblicana.
Qualsiasi ministro degli Interni quando affronta il tema dell’immigrazione si trova dinanzi a un dilemma: agire nell’interesse generale (avvenire glorioso della Nazione) oppure agire nell’interesse dei singoli (riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana). Le leggi promulgate con due obiettivi diversi gli consentono sia la prima sia la seconda opzione. Qualunque sia la scelta, egli potrà essere criticato o addirittura incriminato, perché contraddice alcune leggi.
Consideriamo il triste fenomeno dell’occupazione abusiva di appartamenti. Le leggi scritte nell’interesse generale (cioè per l’avvenire glorioso della Nazione) condannano l’occupazione abusiva. Le leggi scritte per il riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana impediscono lo sfratto (senza un alloggio alternativo) da un appartamento occupato abusivamente, alla presenza di un minore.
Il giudice, che delibera sull’occupazione abusiva, ordina lo sfratto ma l’ufficiale giudiziario, che deve eseguirlo, è bloccato dalla presenza del minore. Le leggi generano una contraddizione interna allo stesso corpus giuridico. L’ordinanza del primo giudice diventa carta straccia. L’occupante abusivo ride della sentenza.
E’ incredibile il fatto che in Italia, un giudice, dopo anni di studi, d’impegno e sacrifici emetta una sentenza che diventa per il reo “carta straccia”. La schizofrenia giuridica, causata dai due obiettivi contraddittori, svilisce il ruolo dei giudici. I giudici, costretti ad applicare le leggi, sono ritenuti colpevoli del degrado sociale presente nelle città italiane. Essi sono soggetti al risentimento e alla derisione dei cittadini.