La sindrome del benefattore 2

La sindrome del benefattore è una patologia ossessiva in cui un rappresentante della comunità beneficia costantemente una o più persone, danneggiando nello stesso tempo la comunità da lui rappresentata. La manifestazione più grave di questa sindrome si manifesta col beneficio rivolto a persone esterne alla comunità stessa.

La sindrome del benefattore può coinvolgere, oltre ai rappresentanti della comunità, anche singoli cittadini. Questi ultimi approvano l’azione benefica del loro rappresentante e ne accettano le conseguenze negative per la loro comunità.

La sindrome del benefattore è come un virus contagioso che si diffonde nella comunità disgregandola dall’interno. Ciò è dovuto al fatto che il bene verso la singola persona è evidente mentre il danno sociale è nascosto.

In questo scritto ci soffermiamo sulla sindrome del benefattore in politica estera. La sindrome del benefattore discende dall’ideologia dei diritti umani su cui si fonda la Costituzione repubblicana e la Costituzione europea. In conformità a questa ideologia i funzionari italiani e comunitari devono garantire/riconoscere i diritti della persona umana ovunque nel mondo.

L’Italia intrattiene relazioni diplomatiche con tutti i paesi del mondo, attraverso le ambasciate e i consolati. Le ambasciate e i consolati sono aperti anche nei paesi poveri. In queste nazioni, le autorità locali, per difficoltà economiche e/o organizzative non riescono a garantire i diritti essenziali alla loro popolazione. Gli ambasciatori e i consoli italiani si adoperano per sopperire a queste manchevolezze. Essi collaborano con i volontari, le associazioni ONLUS e i funzionari delle Nazioni Unite che si prendono cura delle popolazioni locali.

Il ruolo degli ambasciatori e dei consoli dovrebbe essere quello di tutelare gli interessi nazionali, in un rapporto di collaborazione e amicizia con le autorità locali. L’azione benefica verso le popolazioni locali mette in secondo piano questo fondamentale ruolo. L’ambasciatore e il console non sono più funzionari che fanno il lavoro sporco con le autorità locali nell’interesse dell’Italia, sono benefattori dei poveri e dei disperati di quella nazione.

I problemi delle popolazioni povere nel mondo sono di natura transnazionale. Di questi problemi se ne occupa l’ONU. L’Italia, come membro delle Nazioni Unite, concorre, nei limiti delle proprie possibilità, alla soluzione di questi problemi. Il suo dovere morale verso queste popolazioni si esaurisce nel suo agire all’interno dell’ONU. Gli ambasciatori e i consoli sono rappresentanti dell’Italia non delle Nazioni Unite. Essi, affetti dalla sindrome del benefattore, agiscono come rappresentanti dell’ONU.

La sindrome del benefattore ha modificato radicalmente la politica estera dell’Italia. Tutti i nostri funzionari all’estero si adoperano per i diritti umani delle popolazioni locali, trascurando l’interesse per l’Italia. Ovunque nel mondo l’Italia deve apparire come l’angelo del bene che porta aiuto alle popolazioni locali.

Nell’immagine in basso (figura 1) notiamo Attanasio, ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, assieme agli studenti di una scuola nell’ambito di un progetto dell’ONU.

Figura 1). L’ambasciatore italiano Attanasio, in una scuola della Repubblica Democratica del Congo, nell’ambito di un progetto ONU. I diplomatici italiani si contraddistinguono per i loro interventi a favore delle popolazioni locali. I diplomatici di altri Stati, invece, agiscono per l’interesse nazionale.  

La Repubblica Democratica del Congo è uno Stato ricco di giacimenti di rame, cobalto, uranio, idrocarburi, ecc. Questa ricchezza genera corruzione, contrabbando, sfruttamento della popolazione. Gruppi armati in conflitto tra di loro si contendono il controllo di questi giacimenti. In questa situazione, le ambasciate di nazioni quali la Cina, gli USA, la Russia, ecc. agiscono per il proprio interesse economico evitando inutili rischi ai loro rappresentanti. Fanno il lavoro sporco a vantaggio della propria Nazione. La Cina, per esempio, importa per le sue industrie ad alta tecnologia molti minerali dal Congo. L’ambasciata italiana, invece, agisce per alleviare le sofferenze della popolazione locale e mette a rischio la vita dei suoi rappresentanti.  L’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci sono stati uccisi in un attacco ai danni di un convoglio delle Nazioni Unite. Questo convoglio attraversava un territorio infestato da bande armate dedite al sequestro di persona. Il convoglio si stava recando a visitare le scuole in cui avviene la distribuzione di cibo del World Food Programme.

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