Nel precedente scritto abbiamo affermato che la fonoarticolazione è un movimento intrinseco, cioè un movimento che concerne un singolo ente. La fonoarticolazione è organizzata in due livelli motori. Il primo livello coinvolge la corteccia motrice primaria e la corteccia somatosensitiva primaria. La corteccia motrice primaria col suo gioco combinatorio muove i muscoli degli organi fonatori. La corteccia somatosensitiva, col suo gioco combinatorio, percepisce i movimenti dei muscoli e degli organi fonatori. Corteccia motrice primaria e corteccia somatosensitiva primaria fanno parte di un circuito percettivo/ motorio degli organi dell’apparato fonoarticolatorio
Il secondo livello concerne l’area di Broca e l’area di Wernicke. La corteccia premotoria (area di Broca) muove i muscoli, strutturandoli e concomitantemente struttura le forme sonore. L’area di Wernicke memorizza le forme sonore strutturate. L’area di Broca e l’area di Wernicke fanno parte un circuito percettivo/motorio delle forme sonore linguistiche.
La struttura articolare avviene per “unità articolare”. Ciascuna “unità articolare” è formata da tre “enti” che si strutturano per livelli.
La fonoarticolazione delle forme sonore codificata nelle aree di Broca e di Wernicke, è diversa dall’articolazione dei distretti corporei, codificata a livello midollare. Soffermiamoci su questa differenza. Consideriamo l’articolazione del gomito. Si tratta di una “unità articolare” formata da tre “enti” strutturati meccanicamente. Questi tre “enti” sono: due muscoli e il gomito. I motoneuroni agiscono sui muscoli che si flettono e si distendono in modo complementare. I neuroni sensoriali codificano informazioni concernenti muscoli, tendini e gomito.
L’unità fonoarticolare più semplice è la sillaba. La sillaba è un’unità di organizzazione dei gesti articolatori, poiché la loro esecuzione dipende dalla posizione dei fonemi all’interno della sillaba. Le sillabe sono costituite da un nucleo, in italiano sempre una vocale, un onset (o incipit) , cioè tutto il materiale consonantico che precede la vocale, e una coda, cioè la consonante che chiude la sillaba. A loro volta nucleo e coda formano la rima.
Per strutturare la sillaba il circuito parmenideo unisce dapprima il nucleo con la coda e ottiene la rima; successivamente unisce la rima con l’incipit e ottiene la sillaba. Gli “enti” che si uniscono per formare l’unità articolare non hanno la stessa valenza. Un “ente” è dominante, l’altro è sottodominante. Nella strutturazione della sillaba dominante è l’ente “sonoro”; sottodominante è l’ente “sordo”. Il nucleo è sonoro, la coda è sorda; il nucleo è dominante rispetto alla coda. La rima è sonora, l’incipit è sordo; la rima è dominante rispetto all’incipit (figura 1).

Per strutturare una parola il circuito parmenideo unisce le sillabe. La sillaba accentata è dominante, la sillaba non accentata è sottodominante. Nella figura 2 è illustrata la strutturazione concernente la parola “carta”. L’insieme vuoto indica la coda non espressa linguisticamente.

La ripartizione della sillaba in “incipit”, “nucleo”, “coda” e “rima” consente di determinare un “criterio” di strutturazione. In base a tale criterio possiamo strutturare allo stesso modo le più svariate sillabe composte da una sola vocale (sonora) oppure da una vocale ed una consonante (sorda), oppure da una vocale e più consonanti.
Un “criterio” di strutturazione è necessario per qualsivoglia unità articolare. Per esempio, la strutturazione delle parole attraverso l’unione delle sillabe avviene sulla base degli accenti tonici delle parole stesse. La strutturazione di una parola che si ottiene unendo le sillabe, dipende dalla sillaba accentata.
Nelle figure 3) e 4) , sono illustrate le possibili strutture delle parole “formica” e “bontà”.

Figure 3, 4). Strutturazione delle parole formica e bontà. La prima strutturazione dipende dalla sillaba accentata “mi” che è dominante. La struttura della parola bontà, invece, dipende dalla sillaba accentata “tà” che è dominante. La parola “bontà” è tronca. L’insieme vuoto indica la sillaba non espressa linguisticamente