Forme, grandezze e movimenti

Abbiamo differenziato il sistema eracliteo e il sistema parmenideo per quanto concerne gli “enti percettivi codificati”. Il sistema eracliteo codifica grandezze; il sistema parmenideo codifica forme. L’ente, che nelle aree percettive primarie, è unità figura/sfondo, per il sistema parmenideo è una forma, per il sistema eracliteo è una grandezza.

Il sistema eracliteo e il sistema parmenideo si differenziano anche per quanto concerne i movimenti. Il sistema parmenideo codifica movimenti intrinseci, il sistema eracliteo codifica movimenti estrinseci. I movimenti intrinseci concernono le interazioni percettivo/motorie di un singolo ente frazionato in distretti. I movimenti estrinseci concernono le interazioni percettivo/motorie tra due “enti”. Il sistema eracliteo si occupa dei movimenti estrinseci (soma/scena, mano/oggetto, ecc.). Il sistema parmenideo si occupa dei movimenti intrinseci, concernenti un singolo ente.

Il livello più alto dell’organizzazione del movimento concerne circuiti premotori/associativi e premotori/parietali. I circuiti premotori/associativi fanno parte del sistema parmenideo che codifica forme. I circuiti premotori/parietali fanno parte del sistema eracliteo che codifica grandezze. A questi livelli superiori, possiamo differenziare i movimenti in: movimenti parmenidei e movimenti eraclitei. La fonoarticolazione è movimento parmenideo; tutti gli altri movimenti sono movimenti eraclitei.

Supponiamo di voler afferrare con la mano una tazzina di caffè, prendendola per il manico. Si attivano due sistemi, il sistema somatosensitivo motorio che muove la mano ed il sistema visivo che percepisce il manico. Nel movimento di conformazione della mano al manico interagiscono due “enti”. Siamo alla presenza di un movimento estrinseco realizzato dal sistema eracliteo (circuito premotorio/parietale). Supponiamo di fonoarticolare la sillaba “ca”. Anche in questa circostanza, si attivano due sistemi, il sistema somatosensitivo motorio che muove gli organi fonatori ed il sistema uditivo che percepisce la sillaba. Tra i due movimenti, però, ci sono alcune differenze. Innanzi tutto, s’inverte il rapporto temporale. Nella conformazione della mano al manico, prima percepiamo il manico, poi conformiamo la mano. Nel fonoarticolare la sillaba “ca”, prima eseguiamo il movimento, poi percepiamo la sillaba. Un’altra differenza è data dalla varianza/invarianza. In alcune circostanze l’oggetto che vogliamo afferrare con la mano può variare di grandezza in tempo reale.  In tempo reale la mano deve variare la propria grandezza al variare della grandezza dell’oggetto da afferrare. La sillaba “ca” è, invece, invariante.

Abbiamo ripetuto più volte che le aree percettive primarie codificano unità figura/sfondo. Esse sono “grandezze” per il sistema eracliteo (corteccia parietale) e “forme” per il sistema parmenideo (corteccia associativa). Sia il suono della sillaba “ca”, sia il manico della tazzina sono unità figura/sfondo nelle aree percettive primarie uditiva e visiva. Il suono della sillaba “ca”, nella corteccia associativa è forma, nella corteccia parietale è grandezza. Analogamente, il manico della tazzina, nella corteccia associativa è forma, nella corteccia parietale è grandezza.

Nella prensione del manico della tazzina si attiva il circuito premotorio/parietale. Ciò accade perché il manico da afferrare è una grandezza. Nella fonoarticolazione della sillaba “ca”, si attiva il circuito premotorio/associativo (area di Broca/area di Wernicke). Ciò accade perché il suono da emettere è una forma.

In un precedente scritto ci siamo soffermati sulla stereoagnosia. Si tratta dell’incapacità di riconoscere gli oggetti col tatto. Si tratta di una patologia percettiva, generata da una lesione alla corteccia parietale. Per la corteccia parietale l’oggetto da percepire è una grandezza. Tastando l’oggetto, la grandezza generata dalla conformazione della mano corrisponde alla grandezza dell’oggetto da percepire. La percezione di un oggetto col tatto è quindi una relazione tra i movimenti tattili e la grandezza dell’oggetto. Si tratta di movimenti estrinseci. Supponiamo, adesso di afferrare un oggetto, per esempio un bastone e di muoverlo. Il bastone diventa una proiezione della mano. Col bastone possiamo tastare un oggetto come faremmo utilizzando la mano. Gli stessi circuiti motori che muovono la mano muovono il bastone. In altre parole, il movimento del bastone è un movimento intrinseco.

Nella fonoarticolazione avviene qualcosa di simile. La corteccia motrice primaria col suo gioco combinatorio muove i muscoli degli organi fonatori. La corteccia somatosensitiva, col suo gioco combinatorio, percepisce i movimenti dei muscoli e degli organi fonatori. Si tratta di un movimento intrinseco.

Il circuito premotorio/associativo agisce a un livello più alto, quello dei suoni. La corteccia premotoria (area di Broca) muove i muscoli, strutturandoli e concomitantemente muove i suoni, strutturandoli. La corteccia uditiva primaria, col suo gioco combinatorio percepisce i suoni (forme sonore e grandezze sonore). Le grandezze sonore proiettano nella corteccia parietale. Le forme sonore proiettano nell’area di Wernicke, dove sono strutturate. Le forme sonore strutturate dell’area di Wernicke fanno parte del circuito esecutivo/percettivo che consente la fonoarticolazione. La fonoarticolazione dei suoni è un movimento intrinseco del sistema parmenideo.

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