In un precedente scritto abbiamo ipotizzato che la rete associativo/semantica sia parmenidea. In questo scritto formuliamo alcune ipotesi sull’organizzazione di questa rete. Iniziamo la nostra trattazione partendo da una patologia associativa. Si tratta dell’alessia occipitale.
Pazienti affetti da tale patologia presentano difficoltà nei passaggi dal maiuscolo al minuscolo (e viceversa) e passaggi dallo stampatello al corsivo (e viceversa).
La memoria associativa della transcodificazione maiuscolo-minuscolo (e viceversa), stampatello-corsivo (e viceversa), relativa alle singole lettere dell’alfabeto, è localizzata nella corteccia occipito-temporale sinistra. Lesioni in quest’area possono causare l’alessia occipitale.
Riteniamo che in quest’area sia presente un reticolo cognitivo concernente i diversi caratteri con cui si può scrivere la lettera “a”. Il reticolo codifica percorsi e opzioni di scelta. Partendo dal carattere corsivo minuscolo (a), possiamo raggiungere il carattere stampatello maiuscolo (A). Inoltre, se vogliamo scrivere la lettera “a”, possiamo utilizzare il reticolo per sceglierne il carattere (corsivo o stampatello, maiuscolo o minuscolo) (figura 1).

Il reticolo ci consente anche di differenziare un carattere dall’altro. La differenziazione percettiva è importante ai fini del riconoscimento. Riconosciamo il carattere “A” per il suo differenziarsi dal carattere “a”. Il reticolo associativo si può considerare come una serie di confronti che avvengono inconsciamente tra un carattere e l’altro. E’ come se noi avessimo davanti agli occhi il carattere “a” e i caratteri “a”, “A”, “A” e li differenziassimo per la loro diversa forma.
Il reticolo cognitivo è un’unità associativa di enti finiti in cui è ripartita rete associativo-semantica. In altre parole, la rete associativa-semantica del sistema parmenideo è ripartita in innumerevoli reticoli cognitivi, ciascuno dei quali è composto di “enti finiti”, associati l’uno all’altro.
Nel precedente scritto ci siamo soffermati sulla percezione categoriale parmenidea concernente il lessico orale. Il sistema parmenideo struttura i foni in sillabe, le sillabe in parole, le parole in sintagmi e i sintagmi in frasi. Questa strutturazione avviene per livelli. Sulla base di questa strutturazione possiamo definire una ulteriore unità cognitiva di organizzazione della rete associativa-semantica.
Chiamiamo “unità cognitiva strutturata” l’unità formata da singoli enti, scelti da reticoli cognitivi, strutturati per livelli. In altre parole, il sistema parmenideo sceglie dai reticoli cognitivi gli elementi che vengono successivamente strutturati in una unità cognitiva strutturata.
Il reticolo cognitivo e l’unità cognitiva strutturata costituiscono le due unità di organizzazione della rete associativo-semantica.
Osserviamo l’immagine in basso. Si tratta della strutturazione della sillaba “pal”. Siamo alla presenza di una “unità cognitiva strutturata” (figura 2).

Secondo la nostra ipotesi, l’incipit (p), il nucleo (a) e la coda (l) sono scelti da tre reticoli cognitivi, uno per ogni elemento. Per quanto concerne la coda, ipotizziamo che il reticolo cognitivo sia costituito dalle consonanti della lingua italiana. Ciascun elemento del reticolo può essere presente o assente. L’assenza di tutti gli elementi è indicata con l’insieme vuoto: ø. Nell’immagine in basso è illustrato il reticolo cognitivo concernente la coda delle sillabe nella lingua italiana (figura 3).

Figura 3) Reticolo cognitivo concernente la coda delle sillabe nella lingua italiana. Da questo reticolo è scelto l’elemento, in questa circostanza la “l”, che funge da coda dell’unità cognitiva strutturata (sillaba). L’assenza di tutti gli elementi è indicata con l’insieme vuoto: ø.
Soffermiamoci adesso sulla teoria dei tratti distintivi. Un fonema è un’unità linguistica dotata di valore distintivo, ossia un’unità che può produrre variazioni di significato se scambiata con un’altra unità: ad esempio, la differenza di significato tra l’italiano “tetto” e “detto” è il risultato dello scambio tra il fonema /t/ e il fonema /d/.
Il fonema non è scomponibile in segmenti più piccoli, ma può essere analizzato sulla base delle caratteristiche articolatorie. Il fonema è quindi un fascio di proprietà articolatorie che si realizzano in simultanea. Ogni fonema si differenzia dall’altro per una serie di scelte binarie (+/ -) (presenza/assenza). E’ possibile realizzare un inventario chiuso di proprietà che, opportunamente combinate, possono dare conto di tutti i fonemi delle lingue del mondo. Queste proprietà sono i tratti distintivi. Essi, dal punto di vista fonetico, cioè produttivo, sono movimenti e atteggiamenti muscolari degli articolatori della fonazione. Dal punto di vista fonologico, cioè percettivo, sono proprietà astratte che si realizzano in simultaneità.
Nell’immagine in basso sono illustrati i tratti distintivi dei fonemi consonantici della lingua italiana (figura 4).

Nell’immagine in basso sono illustrati i tratti distintivi dei fonemi vocalici della lingua italiana (figura 5).

Se osserviamo i tratti delle consonanti e delle vocali notiamo il tratto comune sillabico presente nelle vocali e assente nelle consonanti. Notiamo inoltre che le vocali hanno tratti diversi rispetto alle consonanti.
Riteniamo che i tratti, i fonemi, i costituenti sillabici (incipit, nucleo, coda) siano organizzati in reticoli di livello diverso. Ogni tratto distintivo è binario (+/-) (presente/assente). La binarietà consente di quantizzare il continuum sonoro.
Al primo livello sono presenti due reticoli dei tratti distintivi: il reticolo concernente i tratti delle consonanti e il reticolo concernente i tratti delle vocali. Il reticolo dei tratti consonantici è illustrato nella figura 6.

Figura 6. Reticolo dei tratti consonantici. Questo reticolo è, a livello percettivo, un insieme di opzioni di scelta per la costruzione (bottom → up) di una qualsiasi consonante.
Se il sistema parmenideo vuole percepire la consonante “l” sceglie alcuni elementi del reticolo dei tratti (consonante, sonorante, sonoro, continuo, laterale, anteriore, coronale) e li dispone ordinatamente. In tal modo genera un’unità cognitiva strutturata: la consonante “l” (figura 7).

In basso è illustrato il reticolo dei tratti vocalici (figura 6).

Se il sistema parmenideo percepisce la vocale “a”, dal reticolo dei tratti vocalici sono scelti gli elementi “sillabico”, “basso” e “arretrato” e sono disattivati gli altri elementi. In tal modo si genera l’unità cognitiva strutturata della vocale “a” (figura 9).

Al secondo livello troviamo due reticoli, uno delle consonanti, l’altro delle vocali. In basso è illustrato il reticolo delle vocali (figura 10).

Oliver Selfridge per spiegare come avviene il riconoscimento delle lettere aveva presentato nel 1959 la metafora dell’assemblea di demoni o “pandemonio” Immaginiamo un immenso emiciclo dove sono riuniti decine di migliaia di demoni in competizione tra loro. Ogni demone rappresenta una parola del lessico mentale. Non appena una parola appare sulla retina, tutti i demoni la esaminano contemporaneamente ed ognuno dichiara quanto stima che la parola di cui è rappresentante sia quella apparsa sulla retina. Ogni demone svolge un lavoro elementare. Esamina in che misura la parola che gli è assegnata corrisponde alle lettere presentate in entrata.
Le proprietà del modello a pandemonio corrispondono alle caratteristiche del nostro sistema nervoso. Composto da circa centomila milioni di neuroni, è un sistema nel quale più elementi effettuano in parallelo operazioni semplici e formano delle coalizioni che entrano in competizione le une con le altre attraverso la mediazione di sinapsi eccitatorie ed inibitorie.
Il pandemonio di Selfridge ha ispirato numerosi modelli teorici di reti neurali implicati nella lettura. Nell’immagine in basso è illustrato il modello proposto da Jay Mc Clelland e David Rumelhart nel 1981. Sono presenti unità organizzate su tre livelli gerarchici. In basso , in ingresso i neuroni sensibili ai tratti presenti sulla retina. In mezzo i rilevatori di lettere. In alto, le unità che codificano le parole.
Le connessioni sono eccitatorie (frecce), ma anche inibitorie (tratti terminanti con cerchietti neri). Dalla competizione delle unità lessicali emerge una parola dominante che rappresenta la migliore ipotesi che possiamo esprimere sullo stimolo presentato (figura 11).

I tre livelli corrispondono a tre reticoli cognitivi: reticolo dei tratti, reticolo delle lettere, reticolo delle parole. Ipotizziamo che gli stimoli eccitatori provenienti dal reticolo cognitivo inferiore verso un elemento del livello superiore generino un’unità cognitiva strutturata. L’unità cognitiva strutturata più semplice concerne i tratti e ciascuna lettera. Nell’immagine in basso sono illustrate le unità cognitive strutturate dei tratti con le lettere B, A, I, N, L (figura12).

Le unità cognitive strutturate di secondo livello concernono le singole lettere e le parole. Nell’immagine in basso, sono illustrate le unità cognitive strutturate delle parole “BAIN” e “BAIL” con le lettere che le compongono (figura 13).

La differenziazione/riconoscimento avviene attraverso la codifica delle uguaglianze (elementi presenti) e delle differenze (elementi assenti) tra una parola e l’altra facenti parte di un reticolo. Per esempio, le parole BAIL, BAIN, BRAIN, ecc., fanno parte di un reticolo di riconoscimento/differenziazione. Nella figura 14) gli input eccitatori codificano per ogni parola le lettere presenti. Gli input inibitori codificano le lettere assenti.

Figura 14. Differenziazione/riconoscimento delle parole “BAIN”, “BAIL” e “BRAIN”. La differenziazione/riconoscimento di una parola dall’altra avviene sulla base delle lettere presenti (input eccitatori) e assenti (input inibitori). Gli input eccitatori, provenienti dalle lettere presenti nella parola, vanno intesi come elementi scelti. Gli input inibitori vanno intesi come elementi scartati. Tutti gli input provengono dallo stesso reticolo.