Gianluigi Paragone ha recentemente creato un nuovo partito, che ha nominato Italexit. Si tratta di un partito che si prefigge l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e dall’euro. Riteniamo che il nostro distacco dalla Comunità Europea debba essere valutato dal punto di vista economico e sociale. Soffermiamoci dapprima sulla componente economica. Gli economisti hanno idee contrastanti. Alcuni ritengono che l’uscita dall’Europa e dall’euro ci porterebbe alla rovina a causa del nostro debito pubblico; altri, invece, la pensano in maniera opposta. Secondo costoro, l’uscita dall’Europa e dall’euro sarebbe economicamente vantaggiosa per l’Italia. A me sembra che le argomentazioni degli economisti che auspicano l’uscita dall’euro siano più valide. Questi esperti si basano su una legge generale di economia che è la seguente: la federazione di più Stati con la stessa moneta avvantaggia quelli con un’economia forte e svantaggia quelli con un’economia debole. Quando l’Italia e la Germania avevano la lira e il marco, l’Italia esportava in Germania più di quanto importava. Questo dipendeva dal fatto che la lira italiana era più debole del marco tedesco e i manufatti italiani erano più economici e convenienti dei manufatti tedeschi. Adesso, che ambedue gli Stati hanno la stessa moneta, il rapporto import/export si è invertito. Importiamo dalla Germania più di quanto esportiamo. Manca, infatti, alle aziende italiane il vantaggio di una lira più debole del marco.
Valutiamo adesso il nostro distacco dalla Comunità europea dal punto di vista sociale. In data 29 ottobre 2004 i 25 paesi dell’Unione hanno sottoscritto a Roma la costituzione europea: il documento fondamentale che, oltre a stabilire il funzionamento degli organismi europei, sancisce la carta dei diritti dei cittadini europei. La costituzione europea, composta di 450 articoli suddivisi in quattro parti, sostituisce la maggior parte dei Trattati esistenti ed è entrata in vigore a partire dal 2009.
Nel preambolo alla seconda parte, relativa alla carta dei diritti fondamentali dell’Unione, è scritto: Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà; essa si basa sul principio della democrazia e sul principio dello Stato di diritto. Pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Da questo preambolo si evince che al centro dei valori dell’Unione non è posta la comunità ma il singolo individuo. Al fine di garantire il rispetto della dignità umana, sono scritti 50 articoli funzionali al riconoscimento/garanzia di innumerevoli diritti della persona umana.
Quando valutiamo i pro e i contro in una specifica situazione, possiamo metterci da tre punti di vista differenti. Possiamo analizzare i pro e i contro concernenti, la nostra persona, un individuo diverso da noi, oppure la comunità. I primi due punti di vista sono individuali, concernono cioè singoli individui; il terzo punto di vista è sociale, concerne cioè la comunità di cui facciamo parte. I tre punti di vista dipendono dall’attenzione che focalizza. Con l’attenzione focalizziamo vantaggi e svantaggi riferiti a noi stessi, a un altro individuo oppure alla comunità. Questi tre punti di vista non sono equipollenti. Tendiamo, per naturale egoismo, in ogni situazione in cui ci veniamo a trovare, a dare maggiore importanza ai vantaggi/svantaggi concernenti noi stessi piuttosto che un altro soggetto o la comunità. Per tale motivo, leggendo i cinquanta articoli della carta dei diritti fondamentali dell’Unione, li riferiamo a noi stessi e siamo lieti di far parte di una tale comunità. Infatti, ci sono riconosciuti/garantiti in ogni Stato membro dell’Unione una serie innumerevole di diritti, che ci fanno sentire protetti.
Purtroppo il riconoscimento/garanzia dei diritti della persona ha un costo sociale. Quando le istituzioni europee agiscono per riconoscere/garantire questi diritti, arrecano nel frattempo un danno alla comunità. In questo scritto mostriamo i danni sociali che la carta dei diritti fondamentali dell’Unione arreca agli Stati membri, in particolare all’Italia. Mostreremo che il danno sociale è così alto che ciascun cittadino italiano più che garantito da questa carta ne è oppresso. Paradossalmente, la carta che in teoria ci dovrebbe tutelare, ci opprime e soggioga, facendoci vivere male.
L’articolo 78 concerne il diritto d’asilo che è garantito nel rispetto delle norme stabilite dalla convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e dal protocollo del 31 gennaio 1967, relativi allo status dei rifugiati, e a norma della Costituzione. Nel rispetto di quest’articolo gli Stati membri dell’Unione hanno il dovere di accogliere chiunque si presenti alle frontiere e richieda l’asilo politico. Milioni di migranti approfittano di quest’obbligo per entrare nel territorio dell’Unione dalle frontiere di ciascuno Stato membro. L’Italia, per il suo protendersi verso il continente africano, è come un ponte tra l’Africa e l’Europa. Ogni anno, centinaia di migliaia di migranti cercano di entrare in Italia creando una pressione migratoria insostenibile. Purtroppo l’Italia non può essere aiutata dagli Stati dell’Unione. Anch’essi, infatti, devono rispettare i dettami costituzionali. Invece di aiutarci, ci ostacolano. Per tutelare i diritti dei migranti, le ONG dei paesi membri fanno da taxi dei migranti dall’Africa all’Italia.
L’articolo 79 concerne la protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione. Le espulsioni collettive sono vietate. Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti. Quest’articolo impedisce le espulsioni di massa e obbliga ogni stato dell’Unione a vagliare la condizione di ciascun migrante ai fini di concedere o no l’asilo politico. Poiché in Libia i migranti sono trattati in modo degradante, quando arriva un’imbarcazione dalle coste libiche è impossibile riportare indietro queste persone. L’Italia ha l’obbligo costituzionale di accoglierli e vagliare per ciascuno di loro la condizione sociale e politica del paese di origine ai fini della concessione dell’asilo. Alcuni migranti, approfittando dell’articolo 79, si dichiarano omosessuali e affermano che nel loro paese di origine sono perseguitati per le loro tendenze sessuali.
L’articolo 95 concerne la protezione della salute. Ogni persona ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure mediche alle condizioni stabilite dalle legislazioni e prassi nazionali. Nella definizione e nell’attuazione di tutte le politiche ed attività dell’Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana. In quest’articolo si parla di “persona” non di “cittadino”. Ogni migrante, anche se clandestino, ha diritto a che la sua salute sia protetta. Spesso tra i migranti vi sono persone affetti da tubercolosi, da patologie mentali e altre malattie che richiedono cure costose. Queste persone gravano sul sistema sanitario nazionale aumentandone i costi e diminuendone l’efficienza. Accade, a volte che, in alcune regioni, un cittadino italiano affetto da tumore aspetti più di mese per fare una TAC, mentre gli immigrati clandestini hanno immediato accesso alle diagnosi e alle cure.
L’articolo 107 concerne il diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale. La parte finale di quest’articolo concerne il patrocinio legale gratuito … A coloro che non dispongono di mezzi sufficienti è concesso il patrocinio a spese dello Stato qualora ciò sia necessario per assicurare un accesso effettivo alla giustizia. Anche in quest’articolo si parla di “persona” e non di “cittadino”. L’Italia deve farsi carico di questo diritto e garantire a ogni migrante un legale, che curi le pratiche ai fini della concessione dell’asilo politico. Spesso la richiesta di asilo è rigettata. In questa circostanza il migrante ricorre in appello a spese della collettività. Continua …