Figura/sfondo, oggetto/scena, grande/piccolo

Nello scritto precedente ci siamo soffermati sul verbo e sul tempo che lo caratterizza. Abbiamo differenziato il tempo intrinseco dal tempo estrinseco. Il tempo intrinseco può concernere uno “stato” oppure un’interazione tra spazi. Nel precedente scritto ci siamo soffermati sul tempo intrinseco allo “stato”. Lo stato solitamente è definito tramite una dicotomia di opposti: liscio/ruvido, trasparente/opaco, chiaro/scuro, duro/molle, ecc. Ciascun aggettivo designa una “condizione di stato”. Il passaggio da una condizione di stato all’altra o il mantenimento di una condizione di stato è descritto con un verbo. Se un ente, per esempio un divano mantiene, nel passaggio da un tempo a un altro tempo, la sua condizione di stato “duro”, possiamo affermare “è duro”. Formuliamo l’ipotesi che il sistema parmenideo e il sistema eracliteo si differenzino per la natura del tempo dei propri costrutti. Il tempo del sistema parmenideo è intrinseco. Il tempo del sistema eracliteo è estrinseco.

Due “enti” possono interagire in due modi diversi. Possono modificarsi insieme contemporaneamente oppure possono modificarsi separatamente l’uno dall’altro. Quando due “enti” si modificano insieme contemporaneamente, il tempo dell’interazione è unico e intrinseco all’interazione stessa. Quando due enti si modificano separatamente l’uno dall’altro, i tempi dell’interazione sono tre, uno del primo ente, un altro del secondo ente, un terzo dell’interazione comune. Questo terzo tempo è estrinseco (figura 1).


Figura 1) interazione figura/sfondo e oggetto/scena. Il tempo dell’interazione figura sfondo (a sinistra) è  unico ed intrinseco; sia la figura sia lo sfondo si modificano insieme contemporaneamente. Nell’interazione oggetto/scena ( a destra) i tempi sono tre, due intrinseci e uno estrinseco. Il primo tempo intrinseco concerne la scena in cui interagiscono  spazio delimitante e spazio delimitato; il secondo tempo intrinseco concerne l’oggetto in cui interagiscono  spazio delimitante e spazio delimitato; il tempo estrinseco concerne l’interazione oggetto/scena.

 Supponiamo di osservare un aereo che vola in cielo. Il sistema parmenideo codifica l’interazione figura/sfondo che si modifica nel tempo. Il sistema eracliteo codifica l’interazione oggetto/scena che si modifica nel tempo. Le due interazioni sono diverse. L’unità figura/sfondo concerne due “spazi” che si modificano insieme contemporaneamente. L’oggetto e la scena, invece, possono modificarsi indipendentemente l’una dall’altra. Sia l’oggetto, sia la scena, infatti, sono formati dall’interazione di due spazi. Ciascun’interazione può variare o rimanere invariata nel tempo, indipendentemente l’una dall’altra. In altre parole, sia l’oggetto eracliteo sia la scena eraclitea hanno un proprio tempo. L’interazione oggetto/scena può modificarsi nel tempo o perché si modifica l’oggetto oppure perché si modifica la scena oppure perché si modificano ambedue. L’interazione figura/sfondo, invece, può modificarsi soltanto perché i due spazi si modificano insieme contemporaneamente. Il tempo è comune ad ambedue.

Abbiamo scritto che il sistema eracliteo codifica “grandezze” mentre il sistema parmenideo codifica forme, cioè unità figura/sfondo. La grandezza (analogamente alla forma) è un’interazione tra spazi che può modificarsi nel tempo. Si può designare la “grandezza” con la dicotomia “grande/piccolo”. Si tratta di uno “stato” diverso dagli altri “stati”. Il tempo del “duro/molle”, del liscio/ruvido, del “chiaro/scuro” concerne la varianza/invarianza di una caratteristica. Il tempo del “grande/piccolo” concerne la varianza/invarianza dell’interazione tra due spazi.

Il tempo della varianza/invarianza di uno stato, della figura/sfondo e del grande/piccolo è intrinseco. Per quale motivo il grande/piccolo è codificato dal sistema eracliteo mentre la forma e gli altri “stati” sono codificati dal sistema parmenideo? Per rispondere a questa domanda occorre soffermarci sull’atto percettivo. Per il sistema parmenideo la percezione è un riconoscimento; per il sistema eracliteo la percezione è l’interazione tra spazi dell’organo percepente e spazi dell’“ente” percepito. Ciascun’interazione può variare o rimanere invariante nel tempo. L’interazione tra gli spazi dell’ente percepito può variare in tre modi: varia l’ente percepito (variando l’interazione tra i suoi spazi), varia l’ente percepente (variando l’interazione tra i suoi spazi), variano ambedue (variando l’interazione tra gli spazi dell’ente percepito e dell’ente percepente).

Il grande/piccolo di un oggetto è l’interazione tra due spazi (spazio delimitante e spazio delimitato) dell’ente percepito. Se si modifica questa interazione, l’oggetto ingrandisce/rimpicciolisce. Il grande/ piccolo, però, dipende dall’interazione tra soggetto percepente e l’ente percepito. Supponiamo di osservare un’autovettura che ci viene incontro. Percepiamo il variare del grande/piccolo. La macchina, infatti, appare sempre più grande. Supponiamo di guardare un’autovettura ferma mentre ci muoviamo verso di lei. Anche in questa circostanza l’autovettura appare sempre più grande. In questa circostanza siamo noi a modificare la posizione nello spazio. Se noi e l’autovettura ci veniamo incontro essa appare più grande con una velocità maggiore. In tutte e tre le circostanze, il tempo dell’ingrandimento è estrinseco e dipende dai due tempi intrinseci del soggetto percepente (che si muove o sta fermo) e dell’autovettura (che si muove o sta ferma).

Lesioni parietali rendono difficoltoso il riconoscimento di oggetti visti da prospettive insolite. La memoria formale degli oggetti della corteccia associativa (sistema parmenideo), infatti, è una memoria prospettica. Riconosciamo forme, cioè interazioni tra lo spazio della figura e quello dello sfondo, che variano in un determinato range prospettico. Se l’oggetto è percepito da una prospettiva insolita, per riconoscerlo, occorre ruotarlo mentalmente o girarci intorno. Se queste possibilità sono impedite, l’oggetto è percepito (dal sistema eracliteo) ma non è riconosciuto (dal sistema parmenideo).

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