Supponiamo di toccare la superficie di un tavolo e di percepirne il “duro”, si tratta di un “presenziato”. Il “presenziato” è un costrutto dell’elaborazione sensoriale che si attiva nell’esperienza quotidiana (hic et nunc). Il presenziato “duro” va differenziato dal concetto “duro/molle”. “Duro” è ciò che percepiamo in un determinato momento. Il “duro” è codificato dalla corteccia somatosensitiva primaria ed è riconosciuto dalla corteccia infero/temporale, in cui è memorizzato il concetto di “duro/molle” (figura 1).

I presenziati possono legarsi assieme attraverso una sintesi. Per esempio, il presenziato “chiaro” si lega con il presenziato “verde” in una sintesi, generando il presenziato “verde chiaro”. Il presenziato “verde” e il presenziato “chiaro” sono semplici; il presenziato “verde chiaro” è complesso. Il presenziato “forma” si lega in una sintesi col presenziato complesso “verde chiaro” generando il presenziato complesso “forma verde chiara” (figura 2).

I concetti sono la memorizzazione dei presenziati. La sintesi concerne non soltanto i presenziati ma anche i concetti (sintesi concettuale). Il presenziato “verde” è memorizzato come concetto di “tinta”; il presenziato “chiaro” è memorizzato come concetto di chiaro/scuro; il presenziato “verde chiaro” è memorizzato come concetto di “colore”. Il presenziato “forma” è memorizzato come concetto designato con lo stesso termine: “forma”
La sintesi percettiva e concettuale avviene per valenza. Un presenziato ha una maggiore o minore valenza rispetto all’altro con cui si lega attraverso una sintesi. Nella sintesi “verde chiaro”, “verde” ha una maggiore valenza di “chiaro”. Nella sintesi di “forma” e “verde chiaro”, “forma” ha una maggiore valenza. “Forma verde chiara” è un “percetto visivo”.
Il percetto visivo è la sintesi di presenziati. I presenziati visivi sono: forma, chiaro (scuro), trasparente (opaco), verde (giallo, ecc.). Il sistema nervoso elabora le informazioni relative a ciascun presenziato lungo circuiti paralleli. Le informazioni codificate da questi circuiti di elaborazione sensoriale si mantengono separate lungo il percorso verso le aree anteriori dell’encefalo. Prima di raggiungere le aree anteriori, nella corteccia visiva primaria, generano altri circuiti che codificano sintesi di presenziati.
Ciascun presenziato e ciascuna sintesi di presenziati proietta nella corteccia infero/temporale (sistema parmenideo) dove si concettualizza. Il presenziato figura/sfondo proietta nella corteccia parietale (sistema eracliteo).
Il concetto di colore è la sintesi dei concetti di tinta e chiaro/scuro; l’oggetto visivo è la sintesi dei concetti di colore, trasparente/opaco e forma. Nella figura 3) sono rappresentati i presenziati concettualizzati e le loro proiezioni nella corteccia infero/temporale. La figura/sfondo che proietta nella corteccia parietale non si concettualizza.

Soffermiamoci sul “tempo”. Il tempo da solo non esiste. Il tempo nasce nell’interazione con un presenziato. Per esempio, il presenziato “duro”, può modificarsi o rimanere invariato nel tempo. Il tempo, sulla base del presenziato con cui interagisce, può essere ripartito in “tempo informale” e “tempo formale”. Il tempo informale visivo concerne la varianza/invarianza di presenziati chiaro (scuro), verde (giallo, rosso, ecc.), trasparente (opaco), verde chiaro (giallo scuro, ecc.). Il tempo formale visivo concerne la varianza/invarianza della forma.

Figura 4) Tempo formale e tempo informale. Il tempo informale concerne la varianza/invarianza dei presenziati informali: trasparente, chiaro, verde, verde chiaro. Il tempo formale concerne la varianza/invarianza della “forma”.
Il tempo può essere intrinseco o d’interazione. Il tempo intrinseco concerne un singolo presenziato; il tempo d’interazione concerne più presenziati legati da una sintesi. Il presenziato “verde” può variare o rimanere invariato; il presenziato “chiaro” può variare o rimanere invariato. La sintesi “verde chiaro” può modificarsi se varia il “verde”, se varia il “chiaro” oppure se variano ambedue. Il “verde chiaro” ha tre tempi di variazione; due sono intrinseci a ciascun presenziato, il terzo è il tempo d’interazione.

La varianza/invarianza informale e formale è espressa linguisticamente con un verbo. I presenziati verbali, quindi, sono la varianza/invarianza di presenziati informali e la varianza/invarianza di presenziati formali.
Vi è differenza tra forma visiva e forma uditiva. La forma visiva è spaziale; la forma uditiva è temporale. Un suono (percetto uditivo) si differenzia da un percetto visivo per la sua forma. Un suono nasce con forma temporale; un percetto visivo nasce con forma spaziale. Da ciò consegue che la forma sonora non può variare nel tempo, mentre la forma visiva può variare nel tempo. I presenziati verbali sonori concernono solo la varianza/invarianza di presenziati informali.
L’oggetto visivo parmenideo è la sintesi di forma, colore, tinta e chiaro/scuro. L’oggetto visivo è designato con un sostantivo. Le caratteristiche dell’oggetto visivo parmenideo sono i concetti di cui è la sintesi cioè: la forma, il colore, la tinta, il chiaro/scuro. Ciascuna caratteristica dell’oggetto visivo è designata con un aggettivo. La caratteristica può variare o rimanere invariata. Questa varianza/invarianza è espressa tramite un verbo.
Per esempio l’oggetto visivo “foglia” ha, per caratteristiche parmenidee, “lanceolata” (forma), “verde scuro” (colore), “verde” (tinta) “scuro” (chiaro/scuro). Nella frase “la foglia inverdisce”, la parola “foglia” designa la sintesi delle caratteristiche (forma, colore, tinta, chiaro/scuro). La parola “inverdisce” designa il variare della tinta. Nella frase “la foglia si accartoccia”, “accartoccia” designa una variazione di forma.
L’oggetto sonoro parmenideo è la sintesi di forma, altezza, intensità e timbro. La forma dell’oggetto sonoro (suono) è temporale e non può variare. Essa, quindi, non è una caratteristica. Le caratteristiche parmenidee del suono sono: altezza, intensità e timbro.
Inn basso sono illustrati esempi di caratteristiche del percetto visivo (a sinistra) e del percetto sonoro (a destra). La forma fa parte delle caratteristiche del percetto visivo ma non fa parte delle caratteristiche del percetto sonoro (figura 6).

Figura 6) Un percetto (visivo o sonoro) è la sintesi di presenziati. I presenziati che possono variare nel tempo sono “caratteristiche” del percetto. La forma visiva potendo modificarsi nel tempo, è una caratteristica del percetto visivo. La forma sonora, invariabile nel tempo, non è una caratteristica del percetto sonoro. Esempi di caratteristiche dell’oggetto visivo sono: forma, chiaro, verde, verde/chiaro. Esempi di caratteristiche del percetto sonoro sono: acuto, forte, caldo