Ciascun soggetto umano può interagire con un altro soggetto umano avendo due diversi obiettivi. Un obiettivo può essere il bene individuale (proprio o altrui), un secondo obiettivo può essere il bene comune. Dall’obiettivo dipende l’atteggiamento. Se si ha come obiettivo il proprio bene, l’atteggiamento è egoistico; se si ha come obiettivo il bene altrui, l’atteggiamento è altruistico; infine, se si ha come obiettivo il bene comune, l’atteggiamento è responsivo.
Con l’atteggiamento egoistico e altruistico, si utilizzano le proprie regole morali, conoscenze, capacità, abilità, forze, ecc. per far prevalere gli interessi di singoli. Con l’atteggiamento responsivo, si utilizzano le proprie regole morali, conoscenze, competenze, forze, ecc., per far prevalere gli interessi comuni.
Sulla base dell’atteggiamento possiamo differenziare tre modalità d’interazione tra gli individui: interazione egoistica, interazione altruistica, interazione responsiva. L’interazione egoistica tra due o più individui si ha quando ciascuno agisce per il proprio interesse (figura 1)

L’interazione altruistica avviene con la presenza di un soggetto debole, bisognoso, che suscita compassione. Questo soggetto ha come obiettivo l’interesse personale, mentre l’altro persegue l’interesse altrui (figura 2).

L’interazione responsiva si ha quando ciascuno ha come finalità il bene comune, cioè quando ciascuno tiene conto dei propri interessi e degli interessi degli altri (figura 3).

L’interazione responsiva genera la “comunità responsiva ideale” (figura 4).

Definiamo “comunità responsiva ideale” una comunità formata da soggetti, ciascuno dei quali persegue il bene comune, cioè il proprio interesse e quello di tutti i membri della comunità, utilizzando il proprio sistema responsivo, cioè le proprie conoscenze, abilità, competenze, sensibilità, ecc..
Un gruppo di amici è, quindi, una comunità responsiva ideale. Ciascun soggetto agisce nel proprio interesse e nell’interesse di tutti gli altri.
L’atteggiamento dei membri di una comunità può essere considerato come forza attrattiva o repulsiva. L’atteggiamento responsivo è una forza attrattiva, che rende la comunità coesa (figura 5).

L’atteggiamento individualista, cioè egoistico o altruistico, è una forza repulsiva che disgrega la comunità (figura 6).

Abbiamo definito la comunità sulla base dell’obiettivo che ciascun membro della comunità si prefigge. Si ha una comunità quando l’obiettivo di ciascun membro è il bene comune, cioè il proprio bene e quello di tutti gli altri. Il concetto di “sistema responsivo” definisce il mezzo con cui ciascun membro della comunità persegue il bene comune. Si tratta delle proprie competenze, abilità, conoscenze, sensibilità, ecc.
In una comunità responsiva ideale le interazioni tra gli individui avvengono solo sul piano responsivo (interscambio di conoscenze, fiducia, stima, rispetto, competenze, ecc., finalizzate al bene comune).
La comunità responsiva ideale, però, è quasi impossibile da realizzarsi. Spesso e volentieri, infatti, gli individui si mettono in atteggiamento individualistico e cercano di far valere le loro ragioni con la forza e la prepotenza. Se questi atteggiamenti sono diffusi, la comunità tende a disgregarsi. Per tale motivo, in ogni comunità umana sono state introdotte leggi, dapprima orali poi scritte, che costringono i cittadini a determinati comportamenti.
Le comunità umane, quindi, sono fondate anche sulle leggi e sul loro rispetto. La legge è una forma di costrizione che la comunità impone a ciascun cittadino per limitare atteggiamenti individualistici e favorire il bene della comunità stessa. Ciascun individuo, che fa parte di una comunità, è costretto, per il bene della stessa comunità, a rispettare le leggi.
La forza coesiva delle leggi, scritte per il bene della comunità, contrasta la forza repulsiva degli atteggiamenti individualisti dei membri della comunità stessa (figura 7).

Alla coesione di una comunità concorrono il sistema costrittivo delle leggi e il sistema responsivo dei cittadini. Ambedue i sistemi contrastano gli atteggiamenti individualisti (figura 8).

La forza coesiva responsiva è individuale; la forza coesiva delle leggi è sociale. La forza coesiva responsiva può essere raffigurata con una freccia che dall’individuo si dirige verso la comunità. Questa forza coesiva, infatti, proviene dal singolo individuo, cioè dalla sua cultura, esperienza, intelligenza, comprensione, sensibilità, ecc. La forza coesiva costrittiva delle leggi può essere raffigurata con una freccia che dalla comunità si dirige verso gli individui. Questa energia coesiva, infatti, proviene dai rappresentanti della comunità che costringono i cittadini a comportamenti socialmente accettabili (figura 9).

Le due forze coesive sono tenute insieme dallo stesso obiettivo. Ciascun individuo ha come obiettivo il bene comune; anche il rappresentante della comunità promulga leggi che hanno come obiettivo il bene comune (figura 10).

La Costituzione Repubblicana, come abbiamo più volte scritto, modifica l’obiettivo di fondo delle Istituzioni. Esso non è più l’avvenire glorioso della Nazione (bene comune) dello Statuto Albertino. Il nuovo obiettivo è: il riconoscimento/garanzia dei diritti della persona umana.
Si tratta di un obiettivo a vantaggio dei singoli e contro la comunità, cioè antisociale. Partendo da questo obiettivo di fondo antisociale, i padri costituenti hanno scritto tutta una serie di principi antisociali da applicarsi nei vari ambiti della società. Ogni comunità (famiglia, scuola, sanità, comune, provincia, regione, Stato) è costretta dalla carta costituzionale ad applicare principi antisociali, cioè contro se stessa.
Un principio antisociale costituzionale che devasta le comunità è il diritto d’asilo. Chiunque giunge in Italia, legalmente o illegalmente, ha diritto a presentare domanda d’asilo politico. Centinaia di migliaia di indigenti stanno riversandosi sulle nostre coste meridionali per sfruttare a loro vantaggio questo principio costituzionale.
Giunto in Italia, all’indigente è riconosciuto non solo il diritto a fare domanda d’asilo politico ma anche vitto, alloggio, patrocinio legale gratuito, assistenza sanitaria. L’arrivo in massa di disperati da ogni parte del mondo non solo ha costi enormi per la collettività ma sta distruggendo il tessuto sociale.
Le leggi applicative sul diritto d’asilo, garantito dalla costituzione, sono leggi antisociali. I legislatori sono stati obbligati dalla carta costituzionale a promulgarle. Inoltre, esse non possono essere revocate, poiché la Corte costituzionale vigila affinché i dettami costituzionali siano rispettati.
La carta costituzionale che garantisce il diritto d’asilo pone i cittadini italiani in una situazione paradossale. A ciascun cittadino sono richiesti comportamenti socialmente accettabili finalizzati al bene della comunità, mentre i rappresentanti delle comunità agiscono contro la stessa comunità rendendola più povera e degradata. Nell’immagine in basso sono illustrati gli obiettivi contrapposti dei cittadini e dei rappresentanti della comunità. Ai primi sono richiesti comportamenti socialmente accettabili, i secondi promulgano leggi contro la stessa comunità pur di garantire il diritto d’asilo (figura 11).
