Il processo formativo dei giovani italiani ed europei

L’UE non è soltanto un’unione economica ma è soprattutto un’unione fondata su valori condivisi. I valori comuni dell’UE sono i diritti umani. L’UE non ha come obiettivo fondamentale l’avvenire glorioso dell’Europa, il benessere dei cittadini europei. L’UE ha come obiettivo fondamentale il riconoscimento/garanzia dei diritti umani, urbi et orbi (in Europa e nel mondo).

Al fine di obbligare gli stati membri dell’Europa ad agire sempre e comunque per il riconoscimento/garanzia dei diritti umani, è stata istituita l’Alta Corte Europea dei diritti umani. Si tratta di un’istituzione giuridica transnazionale cui devono sottostare tutti gli stati europei.

I valori condivisi dell’UE sono antisociali. In altre parole, le azioni funzionali al riconoscimento/garanzia dei diritti umani distruggono le molteplici comunità presenti in Europa. La comunità europea stessa è disgregata da leggi e accordi internazionali, finalizzati a quest’obiettivo antisociale.

Ogni comunità si regge su un obiettivo fondamentale, condiviso da tutti i membri della comunità stessa. Per esempio, una squadra di calcio può avere come obiettivo la vittoria del campionato. L’allenatore, i calciatori e i dirigenti condividono quest’obiettivo e sono uniti nel perseguirlo. Ciascuno, nel suo ruolo, dà tutto se stesso, in campo e fuori dal campo, per conseguire quest’obiettivo.

L’obiettivo fondamentale di una comunità non può essere finalizzato al benessere di uno o più individui. Si pensi a una squadra di calcio il cui obiettivo fondamentale sia quello di consentire a un calciatore disabile di far parte della squadra. Tutti dovrebbero prodigarsi per sopperire alle manchevolezze di questo compagno. In poco tempo la squadra si sfalderebbe.

Mettere il riconoscimento/garanzia dei diritti umani a fondamento di una comunità significa distruggere la stessa comunità.

Soffermiamoci sulla formazione dei giovani. La famiglia e la scuola hanno un ruolo fondamentale nella formazione dei giovani. Questa formazione deve essere finalizzata ad un obiettivo comune a tutte le famiglie e a tutte le scuole. Prima del dopoguerra, in Italia, l’obiettivo comune alla formazione dei giovani era l’avvenire glorioso della Nazione. L’avvenire glorioso della Nazione era l’obiettivo fondamentale dello Statuto Albertino, cioè della costituzione del Regno d’Italia.

Famiglia e scuola avevano il compito di istruire e educare i figli affinché da adulti concorressero all’avvenire glorioso della Nazione. Ciascun infante, sulla base delle proprie abilità, conoscenze, attitudini, doveva diventare membro di una comunità volta al progresso della scienza, della tecnica, dell’arte, ecc..

I genitori e i docenti si prodigavano affinché i ragazzi e le ragazze crescessero cittadini esemplari, rispettosi delle leggi, onesti lavoratori.

I ragazzi e le ragazze erano responsabilizzati (dalla famiglia e dalla scuola) a dare il meglio di sé per inserirsi nel tessuto sociale e concorrere al benessere generale.

Questo processo formativo è stato distrutto dall’ideologia dei diritti umani. In famiglia e nelle varie istituzioni scolastiche si è perseguito l’obiettivo di riconoscere/garantire i diritti individuali dei minori e dei singoli componenti le comunità. Compito dei genitori non è più quello di educare i figli e di aiutarli a inserirsi nel tessuto sociale. Il loro compito è di garantire diritti che la Costituzione italiana ed europea riconosce ai minori: mantenimento, istruzione, educazione rapportate alla struttura psico-fisica del minore stesso.

A questo punto della trattazione occorre una digressione. Soffermiamoci sull’interazione tra il singolo e la comunità. La domanda che ci si deve porre è la seguente: nel processo educativo del minore, è la comunità che deve adattarsi ai bisogni e interessi del minore, oppure è il minore che deve adattare la sua struttura psico-fisica ai bisogni ed interessi della comunità?

Secondo lo Statuto Albertino e le costituzioni precedenti al secondo conflitto mondiale, è il minore a dover adattare la sua struttura psico-fisica ai bisogni e interessi della comunità. Secondo la costituzione italiana e la costituzione della UE, è la comunità che deve adattarsi ai bisogni ed interessi del minore.

Siamo convinti che il processo formativo del minore consista nel suo sapersi adattare alla comunità di cui fa parte. Egli deve acquisire conoscenze, competenze e atteggiamenti socialmente utili; egli deve imparare l’autocontrollo e il rispetto degli altri. E’ compito dei genitori e degli operatori scolastici concorrere al processo formativo del giovane aiutandolo ad inserirsi in società.

I dettami costituzionali, purtroppo, impongono ai genitori e agli operatori scolastici di interagire col minore tenendo conto della sua struttura psicofisica, senza prendersi cura del processo formativo del minore stesso, dei suoi fratelli e dei compagni di classe.

Scuola e famiglia non svolgono più il loro compito fondamentale che è quello di educare i giovani a essere rispettosi di sé e degli altri, rispettosi delle leggi, cittadini esemplari, onesti lavoratori, ecc..

Se un ragazzo manifesta comportamenti antisociali in famiglia e in classe, si persegue l’obiettivo costituzionale di garantire i suoi diritti innati. Ciò spinge genitori e operatori scolastici ad accettare e giustificare azioni contro le comunità stesse (famiglia e classe scolastica) e contro gli appartenenti alle comunità (genitori, fratelli, operatori scolastici, compagni di classe).

Comportamenti antisociali, invece di essere puniti e inibiti, per la tutela della comunità e dello stesso giovane, sono compresi e giustificati in nome dei diritti umani. La comunità, attraverso i suoi rappresentanti (genitori e operatori scolastici) si adatta all’aggressività scomposta di singoli giovani, venendo meno ai suoi diritti/doveri educativi.

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