Nel precedente scritto ci siamo soffermati sull’obiettivo e sull’impostazione programmatica dell’educazione dei giovani. Obiettivo dell’educazione è che il giovane viva serenamente nelle comunità di cui fa parte; l’impostazione programmatica dell’educazione è che il giovane apprenda sulla base della propria indole e attitudine (figura 1).

La prima comunità in cui è inserito il minore, da quando è infante, è la famiglia. In questo scritto diamo alcuni suggerimenti ai genitori sull’educazione dei figli. Ci soffermiamo su un aspetto di carattere generale che è fondamentale. Esso concerne l’interazione tra i membri della famiglia.
I membri di ogni comunità hanno due tipologie d’interazione: inter pares (tra pari) e superiore/subordinato. Queste interazioni dipendono dai ruoli. Soffermiamoci sulla famiglia e sui ruoli dei membri che la compongono. Ipotizziamo una famiglia di quattro individui: Francesco, Isabella, Anna e Daniele. Ciascuno di essi, all’interno della famiglia ricopre due ruoli. Francesco è marito e padre; Isabella è moglie e madre; Anna è figlia e sorella; Daniele è figlio e fratello. Nella famiglia, la relazione inter pares è tra marito (Francesco) e moglie (Isabella), nonché tra fratello (Daniele) e sorella (Anna). La relazione superiore/subordinato è tra i genitori (Francesco e Isabella) e i figli (Daniele e Anna) (figura 2).

L’atteggiamento dei membri di una famiglia può essere considerato come forza attrattiva o repulsiva. L’atteggiamento responsivo è una forza attrattiva, che rende la famiglia coesa (figura 3).

L’atteggiamento individualista, cioè egoistico, è una forza repulsiva che disgrega la famiglia (figura 4).

Abbiamo definito la comunità sulla base dell’obiettivo che ciascun membro della comunità si prefigge. Si ha una comunità quando l’obiettivo di ciascun membro è il bene comune, cioè il proprio bene e quello di tutti gli altri. Il concetto di “sistema responsivo” definisce il mezzo con cui ciascun membro della comunità persegue il bene comune. Si tratta delle proprie competenze, abilità, conoscenze, sensibilità, ecc.
In una comunità responsiva ideale le interazioni tra gli individui avvengono solo sul piano responsivo (interscambio di conoscenze, fiducia, stima, rispetto, competenze, ecc., finalizzate al bene comune).
La comunità responsiva ideale, però, è quasi impossibile da realizzarsi. Spesso e volentieri, infatti, gli individui si mettono in atteggiamento individualistico e cercano di far valere le loro ragioni con la forza e la prepotenza. Se questi atteggiamenti sono diffusi, la comunità tende a disgregarsi.
Per tale motivo, in ogni comunità e, quindi in ogni famiglia, sono necessarie regole, che costringono i membri a determinati comportamenti. La famiglia, quindi, è fondata anche su regole e sul loro rispetto. Le regole sono una forma di costrizione che la comunità famiglia impone a ciascun membro per limitare atteggiamenti individualistici e favorire il bene della comunità stessa. Ciascun individuo, che fa parte di una della famiglia, è costretto, per il bene della stessa comunità, a rispettare le regole.
La forza coesiva delle regole contrasta la forza repulsiva degli atteggiamenti individualisti dei membri della famiglia stessa (figura 5).

Alla coesione di una famiglia concorrono il sistema costrittivo delle regole e il sistema responsivo dei singoli Ambedue i sistemi contrastano gli atteggiamenti individualisti (figura 6).

La forza coesiva responsiva è individuale; la forza coesiva delle leggi è sociale. La forza coesiva responsiva può essere raffigurata con una freccia che dall’individuo si dirige verso la comunità. Questa forza coesiva, infatti, proviene dal singolo individuo, cioè dalla sua cultura, esperienza, intelligenza, comprensione, sensibilità, ecc. La forza coesiva costrittiva delle regole può essere raffigurata con una freccia che dalla comunità si dirige verso gli individui. Questa energia coesiva, infatti, proviene dai rappresentanti della famiglia (i genitori) che costringono i figli a comportamenti socialmente accettabili (figura 7).

Nella famiglia le regole sono dettate dai genitori che sono i rappresentanti della comunità. Essi, come rappresentanti della comunità, interagiscono con i figli nella relazione superiore/subordinato. Essi, inoltre, hanno il compito di far rispettare le regole ed hanno il dovere di rispettarle. Le regole devono essere semplici e di carattere generale.
Il primo punto importantissimo nell’educazione dei figli consiste nell’interiorizzazione delle regole. Quando un figlio interiorizza una regola, essa fa parte del proprio sistema responsivo. Il figlio non la considera più come un’imposizione che viene dall’alto (dal superiore). Per lui è un obbligo morale che proviene dall’interno del suo “io”.
Le regole interiorizzate fanno parte del sistema responsivo individuale finalizzato al bene della comunità famiglia. In una famiglia ideale, ciascun membro non si sente obbligato a rispettare regole. In tale famiglia, ciascun membro ha interiorizzato regole condivise che considera come parte della propria moralità. In questa famiglia ideale, il bene comune proviene dal sistema responsivo di ciascun membro.
Il secondo punto importantissimo nell’educazione dei figli è il rispetto del ruolo. Ciascun figlio deve imparare qual è il suo ruolo nella famiglia; deve accettare questo ruolo e imparare ad agire nel rispetto di sé e degli altri. I giovani, nella famiglia hanno due ruoli: figlio e fratello/sorella. Nel ruolo di figlio bisogna accettare la subordinazione ai genitori che impongono regole condivise. Nel ruolo di fratello/sorella occorre mantenere la relazione inter pares.
Anna e Daniele (fratello e sorella) non devono mai sentirsi superiori e trattare la sorella (o il fratello) da subordinata/o. L’atteggiamento di superiorità si può manifestare in tutti gli ambiti relazionali: cultura, forza, abilità, intelligenza, ecc.. Gli atteggiamenti di superiorità che creano maggiori conflitti familiari sono quelli che fanno leva sulla forza e/o l’intelligenza. Nella prima circostanza, un fratello costringe l’altro fratello/sorella, con minacce e con percosse, a compiere azioni che quest’ultimo considera ingiuste. Nella seconda circostanza un fratello/sorella tratta da stupido l’altro fratello/sorella, prendendolo in giro. Ciò avviene con frasi del tipo: tu non capisci niente! Stai zitto! Non è cosa tua!
E’ ovvio che i fratelli siano diversi e che qualcuno sia più bravo dell’altro in qualche ambito sociale. Questo però non deve mai sfociare in forme di superiorità/subordinazione. Un fratello/sorella non minaccia e non prende in giro l’altro fratello/sorella. Un fratello/sorella dà consigli ed esortazioni mettendosi sempre in atteggiamento di parità con l’altro fratello/sorella.