Questo sito affronta vari temi da un punto di vista filosofico. Si tratta del punto di vista più generale possibile. Noi ci soffermiamo su principi di carattere generale e li utilizziamo come riferimento di alcune analisi politiche. Nell’articolo 3 della Costituzione Repubblicana si afferma un principio generale pienamente condivisibile e ritenuto corretto da tutti gli italiani. In quest’articolo è scritto che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Riteniamo che questo principio costituzionale sia violato dalle numerose leggi a tutela delle minoranze e a tutela dei soggetti più deboli. In questo scritto mostriamo come i cittadini italiani siano discriminati su base religiosa, razziale e sessuale.
Iniziamo la nostra trattazione partendo dalla relazione superiore/subordinato e inter pares. La relazione inter pares s’instaura tra soggetti che hanno lo stesso ruolo in una comunità. Differenze di ruolo possono generare la relazione superiore/subordinato. I legislatori rispetto ai cittadini sono in posizione di superiorità. Essi (i legislatori), infatti, promulgano le leggi che i cittadini “devono” rispettare. Tra i cittadini vi è una relazione inter pares. I cittadini, infatti, hanno lo stesso ruolo nella comunità nazionale (figura 1).

Figura 1) Interazione tra i legislatori e i cittadini. I legislatori, promulgando leggi, decreti e ordinamenti sono in una posizione di superiorità rispetto ai cittadini che queste leggi, decreti e regolamenti devono rispettare. I cittadini, invece, hanno tra di loro una relazione tra pari (inter pares). Ciascun cittadino, infatti, è tenuto al rispetto delle leggi, alla pari degli altri.
Un cittadino interagisce con l’altro sulla base del sistema costrittivo di tutta la comunità e del proprio sistema responsivo. Il sistema costrittivo è l’insieme delle leggi, regolamenti e decreti che il cittadino deve rispettare nella sua interazione con gli altri cittadini. Questo sistema è comune a tutti i cittadini. Essi, infatti, sono uguali davanti alla legge. Il sistema responsivo è peculiare di ogni individuo. Ognuno di noi interagisce con il prossimo sulla base della propria cultura, senso di responsabilità, moralità, forza, capacità, ecc.
Si parla di rapporto inter pares, avendo come riferimento il sistema costrittivo, non il sistema responsivo. I cittadini sono in relazione inter pares poiché il sistema costrittivo delle leggi è uguale per tutti. Se si fa riferimento al sistema responsivo, il rapporto non è inter pares. Ognuno, infatti, ha un proprio sistema responsivo diverso dagli altri e agisce seguendo regole proprie. Nel rapporto inter pares è il sistema responsivo che gioca un ruolo fondamentale. Sulla base dei rispettivi sistemi responsivi, con alcuni andiamo d’accordo, con altri siamo spesso in disaccordo.
Per mantenere il rapporto inter pares tra individui con lo stesso ruolo nella comunità è fondamentale che tutti siano soggetti allo stesso sistema costrittivo. Quando si afferma che i cittadini sono uguali davanti alla legge, si deve intendere che il sistema costrittivo cui sono soggetti è lo stesso per tutti, senza differenze di lingua, di religione, di razza, ecc.
In una comunità gli individui possono avere ruoli diversi. A ruoli diversi corrispondono funzioni diverse. Il sistema costrittivo, cui sono soggetti i cittadini, varia al variare del ruolo e delle funzioni. E’ ovvio che un funzionario di polizia, nell’esercizio delle sue funzioni, sia soggetto a regole diverse rispetto a un insegnante, anch’egli nell’esercizio delle sue funzioni. Fuori dal proprio ruolo, funzionario di polizia e insegnante sono cittadini soggetti alle stesse leggi.
Dobbiamo partire dal presupposto che solo il ruolo e le funzioni legate al ruolo differenziano i cittadini dal punto di vista delle leggi. Fuori dai ruoli, non vi devono essere leggi che discriminano alcuni cittadini rispetto agli altri.
Le differenze di sesso, di razza, di religione, di lingua non sono differenze di ruoli. Non si possono, quindi, promulgare leggi che, in qualsiasi modo, discriminano i cittadini sulla base del sesso, della razza, della religione, della lingua.
La discriminazione si realizza in un duplice modo. Si possono promulgare leggi contro minoranze oppure si possono promulgare leggi a favore di minoranze. Soffermiamoci sulla legge che consente la macellazione musulmana con dissanguamento. Ai cittadini italiani è imposto di uccidere gli animali di allevamento previo stordimento. Questa imposizione discende dalla sensibilità del popolo italiano verso le sofferenze degli animali. Ai cittadini italiani di religione musulmana è consentito di praticare la macellazione secondo il rito halal. Si tratta di una pratica crudele, medioevale, contraria al sentire comune della maggioranza degli italiani. Questa deroga alle leggi vigenti, che valgono per tutti i cittadini, è stata introdotta per tutelare il diritto dei musulmani a realizzare i propri riti religiosi. Si considera la legge, che obbliga allo stordimento, una discriminazione sul piano religioso nei confronti dei cittadini musulmani.
Questa deroga, però, viola il principio dell’uguaglianza dinanzi alla legge di tutti i cittadini. I cittadini italiani sono discriminati su base religiosa. Alcune leggi valgono per tutti tranne che per i cittadini di religione musulmana. Se si vuole mantenere il principio dell’uguaglianza dinanzi alla legge di tutti i cittadini, ci sono due strade: 1) si consente a chiunque di poter macellare gli animali come meglio crede, anche torturandoli; 2) si proibisce la macellazione halal.
Ricordiamo che l’Italia è uno stato laico, non teocratico. Ciò significa che lo Stato con le sue leggi e i suoi ordinamenti si pone in una posizione di superiorità rispetto ai riti religiosi. Uno Stato, che accetti riti religiosi in deroga alle leggi ordinarie, non è più laico ma teocratico.
Le leggi contro il razzismo discriminano i cittadini italiani sulla base della razza. L’aggravante dell’odio razziale vale per il cittadino italiano di carnagione chiara, ma non vale per il cittadino italiano di carnagione scura.
Le leggi per la tutela della donna discriminano i cittadini italiani sulla base del sesso. Il femminicidio è considerato un delitto più grave del maschicidio; le leggi che regolano i divorzi tutelano maggiormente la donna rispetto all’uomo.
Se si vogliono tutelare le minoranze religiose, le minoranze razziali e il sesso, considerato più debole, occorre intervenire sul sistema responsivo dei cittadini. Attraverso una corretta informazione si può sensibilizzare la popolazione su queste problematiche sociali allo scopo di ridurre al minimo le manifestazioni d’intolleranza. Non si può intervenire con leggi discriminanti. E’ inaudito che in Italia i cittadini siano discriminati sulla base della religione, della razza e del sesso.