Nel precedente scritto abbiamo differenziato la forma parmenidea dalla figura/sfondo eraclitea. Abbiamo ipotizzato una duplice funzione di unione/separazione realizzata dai due sistemi. IL sistema eracliteo separa, agendo sulle figure/sfondo mentre il sistema parmenideo unisce, agendo sulle forme.
In questo scritto analizziamo più dettagliatamente gli enti eraclitei. In generale possiamo affermare che il sistema eracliteo codifica interazioni spaziali e temporali. Affinché si abbia un’interazione, è necessario che gli spazi o i tempi siano almeno due. Si tratta dello spazio (o del tempo) della figura e dello spazio (o del tempo) dello sfondo. Figura e sfondo possono essere sostanziali o virtuali. La figura sostanziale con lo sfondo virtuale genera l’“obiectum” (dal latino: obiectum = oggetto). Lo figura virtuale con lo sfondo sostanziale genera la “skené” (dal greco: skené = scena).
Soffermiamoci sulla famosa immagine dello psicologo danese Edgar Rubin, raffigurante un vaso o due profili, nella quale figura e sfondo si alternano nella percezione. Possiamo percepire un vaso (nero) oppure due profili (bianchi). Ciò che percepiamo dipende dalla focalizzazione. Con la focalizzazione stabiliamo quale spazio (sostanziale o virtuale) è figura e quale spazio (sostanziale o virtuale) è sfondo. Se percepiamo il vaso, esso è un obiectum; se percepiamo i due profili, essi sono due skené (Figura 1).

Sia l’obiectum sia la skené possono essere tridimensionali, bidimensionali, unidimensionali. Alla figura eraclitea corrisponde la forma parmenidea. Quando percepiamo una skené, la forma/figura è data dallo spazio virtuale; quando percepiamo un obiectum, la forma/figura è data dallo spazio sostanziale.
Osserviamo l’immagine in basso. Si tratta di una pallina di vetro (figura 2).

La pallina è un “obiectum”, formato dall’interazione di due spazi tridimensionali. Si tratta della materia che funge da figura e dell’aria che la circonda, che funge da sfondo. Non possiamo, osservando la pallina di vetro, percepire una skené. Lo spazio virtuale, infatti, non ha forma/figura.
Nella percezione alternata del vaso e dei due profili ci viene più facile focalizzare il vaso. Ciò è dovuto al fatto che questa figura è ben delimitata dallo sfondo. La forma del vaso è completa e attira la nostra attenzione. I due profili, invece, non sono ben delimitati dallo sfondo. Si tratta di forme incomplete, di più difficile focalizzazione.
L’incompletezza formale è peculiare della skené. Quasi tutte le skené, infatti, sono figure/forme incomplete.
Gli “enti naturali” che possono essere percepiti facilmente sia come obiecti sia come skené sono i “contenitori”. Quando un “contenitore” è percepito come skené, lo spazio vuoto tridimensionale (o l’aria), è la figura, mentre la materia tridimensionale di cui è fatto il contenitore è lo sfondo.
Osserviamo l’immagine in basso. Si tratta di una vasca da bagno. Possiamo percepirla come obiectum (figura/forma delimitata dall’aria, dalla parete e dal pavimento) o come skené. La figura dell’obiectum è ben delimitata. La vasca, come skené, è un contenitore nel quale la figura è l’aria contenuta, lo sfondo è la materia di cui è fatta la vasca. La figura della skené non è ben delimitata (figura 3).

L’obiectum e la skené sono “quanti”. I “quanti” sono designati con i numeri.
Osserviamo l’immagine in basso. Si tratta di “tre” obiecti bidimensionali (cerchietti blu).

Osserviamo l’immagine in basso. Si tratta di un contenitore per le posate. Possiamo percepire “sette” scomparti. Ciascuno di essi è una skené. Per ciascuna skené la figura/forma è spazio virtuale (l’aria), mentre lo sfondo è spazio sostanziale (materia del contenitore) (figura 5).

I quanti possono essere raggruppati. Ciò avviene inserendo obiecti dentro skené. La skené è il contenitore che raggruppa (tiene insieme) i quanti (obiecti).
Due “enti” raggruppati formano una “coppia”; tre “enti” raggruppati formano un “tris”, ecc.. Possiamo realizzare raggruppamenti di raggruppamenti. Ciò è reso possibile dal fatto che la skené, percepita con lo spazio virtuale che la delimita, è un obiectum. Osserviamo l’immagine in basso. Si tratta di sei (quanti) bicchieri. Ogni bicchiere può essere percepito come obiectum e come skené. Se consideriamo figura lo spazio sostanziale e sfondo l’aria che circonda il bicchiere siamo in presenza di un obiectum; se consideriamo figura l’aria interna al bicchiere e sfondo lo spazio sostanziale (di vetro), siamo in presenza di una skené (figura 6).

Possiamo inserire tre palline di vetro (obiecti) dentro ciascun bicchiere (skené). Realizziamo sei raggruppamenti. Possiamo anche inserire i sei bicchieri dentro un catino (skené). I bicchieri, in questa circostanza sono al contempo skené nella loro interazione colle palline e obiecti nella loro interazione col catino. In questo modo abbiamo realizzato un raggruppamento di un raggruppamento.
Il raggruppamento può essere fisico o attenzionale. Quando inseriamo palline in un bicchiere, il raggruppamento è fisico. Il raggruppamento attenzionale richiede una “corona” (dal latino: corona = cornice). La “corona” è uno spazio sostanziale che avvolge lo spazio virtuale circoscrivendo gli obiecti. La “corona” può essere inserita mentalmente dal sistema eracliteo.
Osserviamo l’immagine in basso. Si tratta di due volti (obiecti). Essi sono tenuti insieme dallo sfondo comune (figura 7).

Se inseriamo una “corona” cioè uno spazio sostanziale immaginario, otteniamo una coppia di volti (figura 8).

I “contenitori”, cioè gli “enti” percepibili come “obiecti” o come “skené” possono essere soltanto tridimensionali o bidimensionali. Non possono esistere “contenitori” unidimensionali. A livello unidimensionale gli “enti” sono soltanto obiecti oppure soltanto skené.
La forma/figura temporale è unidimensionale e, legandosi allo sfondo, può generare un obiectum oppure una skené. Per quanto concerne il tempo dei suoni, il tempo virtuale è il silenzio, il tempo sostanziale è il suono. L’obiectum sonoro è un suono (figura) che ha per sfondo il silenzio. Lo sfondo avvolge unidimensionalmente il suono (figura 9).

La skené sonora è un intervallo temporale, cioè un silenzio (figura) con lo sfondo sonoro che avvolge unidimensionalmente il silenzio (figura 10).
